Agerola, la mia estate e la storia del Generale Avitabile

Il generale Paolo Crescenzo Martino Avitabile, in una stampa di epoca borbonica

Estate. Periodo di vacanze e relax, certo. Ma anche momento ideale per esplorare nuove realtà. Dovunque vada, ogni anno l’estate mi riserva qualche sorpresa, regalandomi una buona idea e un po’ di cultura in più. Le storie interessanti sono ovunque: basta avere occhi per guardare e orecchie per ascoltare.
La scoperta insperata di quest’estate si chiama Paolo Avitabile.
Chi?
Paolo Crescenzo Martino Avitabile, generale italiano originario di Agerola, piccolo borgo montano incastonato tra le scoscese rocce che sovrastano la costiera amalfitana. Agerola?, si chiederà qualcuno. Mai sentito. Io conosco Agerola da prima di camminare. Agerola è il paese della mia infanzia, dove anno dopo anno ho trascorso almeno una porzione della mia estate. Il Generale Avitabile è famosissimo laggiù: tutti ne conoscono la fama, molti ne portano ancora l’illustre cognome. Una piazza gli è intitolata, e così anche un bar. Il suo nome risuona in ogni anfratto roccioso di questo paesello: io stessa lo conosco da sempre, eppure non ho mai avuto la curiosità di approfondirne le vicende, forse pensando che ci fosse ben poco da approfondire…e qui entrano in gioco le coincidenze fortuite, perché nella vita non si finisce mai di imparare.
Perché vi racconto tutto questo?
Perché credo che, a volte, raccontare la genesi di una scoperta sia una parte essenziale della scoperta stessa. Se avessi iniziato a raccontarvi la vita di Paolo Avitabile, generale agerolese vissuto a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, militante nell’esercito di Gioacchino Murat durante l’epoca napoleonica e generale del Real Esercito delle due Sicilie, non avrei reso giustizia alla storia di quest’uomo e della sua terra natia, né a me stessa e alla storia del mio incontro con lui, personaggio per me familiare e allo stesso tempo sconosciuto.
Ebbene, eccovi la mia storia.
Come ogni anno, anche quest’anno ho trascorso una parte dell’estate ad Agerola.
Tra gli eventi culturali locali programmati per questa stagione, la grande novità è stata la proiezione – pubblica e gratuita – di Ageroland, scritto e diretto da Carlotta Cerquetti e prodotto dalla Dream Film. Un docu-film che mette a fuoco le storie dei personaggi che popolano questo luogo – quasi – incontaminato, filtrate attraverso lo sguardo acuto di Sabato Cuomo, inusuale protagonista dall’insospettabile talento cinematografico, tabaccaio e “filosofo” post-moderno nella cui tabaccheria si incrociano le vite degli altri personaggi. È grazie ad Ageroland che ho fatto la mia conoscenza con Paolo Avitabile, detto il “Generale” Avitabile. Chiunque voglia raccontare la storia di Agerola non può non parlare di lui, l’avventuriero, cannoniere nell’esercito borbonico e temibile governatore di Peshawar. Il film lo descrive come un personaggio efferato e privo di scrupoli, invasore e repressore delle rivolte in Afghanistan, terrore dei nemici, che usava impalare su delle aste appuntite da cui si faceva precedere lungo il suo cammino di conquista. La sua dimora agerolese, un castello arroccato sulla parte alta del paese e circondato da una pineta, sulle cui spoglie si erge ora la Colonia Montana voluta da Mussolini, sembra quasi rispecchiare, nelle stampe dell’epoca, la personalità del suo proprietario, dominando la vallata dall’alto e incutendo agli abitanti un timore quasi reverenziale.
Assurdo, mi sono detta. Ho trascorso buona parte della mia infanzia a giocare in un parco che prima doveva essere il giardino di Avitabile, e non ne ho mai saputo un bel niente. La curiosità ha iniziato a rodermi, e così ho deciso di rimediare.
Facendo una veloce ricerca in rete ho scoperto che il Generale Avitabile (1791-1850) fu – insospettatamente! –  una figura di spicco della scena politica internazionale dell’Ottocento. Iniziata la carriera militare sotto Napoleone a fianco di Murat, con cui condusse numerose campagne fino alla disfatta di Waterloo, per poi passare all’Esercito Borbonico che non gli riservò lo stesso trattamento, Avitabile decise di migrare verso lidi stranieri in cerca di fortuna. Un naufragio a Marsiglia gli impedì di raggiungere l’America, ma non lo scoraggiò: accantonato il miraggio dell’Occidente, si rivolse a Oriente. Qui, a Costantinopoli, fu reclutato (1820) dallo Scià di Persia, al servizio del quale trascorse sei anni, per poi inseguire i suoi sogni di gloria ancor più a est: divenne comandante dell’esercito del maharaja Rajit Singh, fondatore dell’impero Sikh, da cui fu scelto, per la sua ferocia, come governatore di Peshawar, città di confine tra Pakistan e Afghanistan, all’epoca squassata dai conflitti etnici tra la popolazione locale e i ribelli afghani della maggioranza pashtun. Avitabile riuscì a riportare la città alla quiete avvalendosi dei metodi più cruenti: metodi che in seguito egli non esitò a “vendere” agli inglesi in cambio di una piccola fortuna, portando al successo l’Impero Britannico in una campagna afghana che al primo tentativo li aveva visti sconfitti.
Tortura e impiccagione furono i suoi strumenti prediletti. Tanto che il nome di Abu Tabela, soprannome pakistano del Generale, ancora incute terrore ai bambini di Peshawar, e le madri ancora lo usano per far loro spavento, così come noi occidentali siamo soliti invocare l’ “uomo nero”.
Ma l’importanza storica della figura del Generale Avitabile non si limita ai confini geografici orientali. Rientrato ad Agerola (1844) e prima della sua precoce morte, sopraggiunta – si dice – per avvelenamento ad opera della giovane moglie, Avitabile compì altre due gesta degne di nota: da un lato, la creazione di una nuova razza bovina, l’Agerolese, che ancora oggi fornisce il latte necessario alla produzione del famosissimo provolone del Monaco, ottenuta dall’incrocio tra le locali Bruna e Podolica e alcune vacche di razza Jersey, un regalo dell’Impero Britannico al Generale, di cui sarebbe stata altrimenti proibita l’esportazione; dall’altro, l’annessione di Agerola, fino ad allora legata ad Amalfi, alla provincia di Napoli, scelta controversa che tuttora alcuni Agerolesi gli rimproverano, e che segnerà un destino di ambivalente appartenenza della piccola comunità montana, sospesa a cavallo tra le due province.
Incredibile come le scelte di un uomo possano cambiare la sorte di un popolo. E incredibile come a volte le coincidenze portino a scoprire delle realtà che ci si nascondono proprio sotto il naso, senza che riusciamo a vederle.
Non c’è che dire. Anno dopo anno, la mia estate agerolese continua a stupirmi.

Giuliana Gugliotti

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