Sergio Bonelli, eroe a colori

Disegno di Daniela Di Matteo con colori Emilio Laiso

Ha dato alla luce personaggi che hanno fatto sognare gli italiani per decenni. È morto un anno fa, il 26 settembre 2011, all’età di 79 anni. Ma i suoi eroi sono immortali, e gli amatori del fumetto all’italiana che lui ha contribuito a creare non l’hanno mai dimenticato.

Lui è Sergio Bonelli, figlio di Gian Luigi che negli anni del dopoguerra diede vita al personaggio di Tex Willer. Dal padre imparò il rispetto e l’amore per i disegni. Una carriera cominciata facendo il tuttofare nell’azienda di famiglia, sotto lo pseudonimo di Guido Nolitta, per sottolineare la sua distanza dal padre, da cui pure imparò tanto. Una distanza che sarà rimarcata dalla scelta di rivisitare lo stereotipo dell’eroe perfetto e patinato trasformandolo in un uomo comune, fallibile e tormentato da dubbi esistenziali. Come Jerry Drake, ex soldato statunitense che veste i panni di Mister No. Da prodotto di intrattenimento il fumetto si trasforma sotto la matita di Sergio Bonelli in un prodotto culturale di alto livello, che non fa solo divertire ma fa anche riflettere.

Da fumettista brillante a editore illuminato, negli anni ’80 prende le redini della casa editrice paterna. Abbandona la scrittura della sua prima creazione, Zagor, ma in compenso lancia talenti come Tiziano Sclavi, creatore del personaggio forse più amato del fumetto italiano, in grado di spodestare persino Tex dal primo posto nella classifica vendite: Dylan Dog.

Si dice che gli autori somigliano sempre ai loro personaggi. O che sono i personaggi ad assomigliare ai loro creatori. Per Sergio Bonelli vale la prima ipotesi. Come i protagonisti dei suoi fumetti, Sergio Bonelli è un uomo comune che si trasforma in eroe del quotidiano. Senza clamore, solo con la forza e la seduzione delle linee e dei colori.

Giuliana Gugliotti

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