Lo strano caso di Lugi De Magistris

Luigi de Magistris è un politico ed ex magistrato italiano, sindaco di Napoli dal 2011 al 2014.

Luigi de Magistris è un politico ed ex magistrato italiano, sindaco di Napoli dal 2011 al 2014.

Il cognome De Magistris è già un segno del destino: riecheggia il termine “magistratura” e non è un caso che, la famiglia del sindaco di Napoli, si occupa del settore da tre generazioni.
Luigi De Magistris è stato magistrato dal 1993 al 2009 e la sua carriera ha avuto sviluppi curiosi: furono condotte numerose inchieste, accusati molti politici, ma altrettante volte i processi incorsero in presunte irregolarità e il magistrato fu a sua volta accusato.
Il 25 settembre 2014 è stato dichiarato colpevole, causa un ulteriore presunta irregolarità procedurale: la “legge Severino” parli chiaro, difatti dopo un primo momento in cui era totalmente restio a dimettersi, lo ha fatto, nonostante ciò continua ad accusare la magistratura di complotto nei suoi confronti.
Dal giugno del 2011 a pochi giorni fa è stato sindaco di Napoli: eletto con “Italia dei Valori”, ha più volte ostentato grande trasparenza e onestà.
Le sue contraddizioni sembrano non finire mai.

Giacchè primo cittadino, dopo un iniziale entusiasmo, sembra perdere la stima dei napoletani che l’hanno votato: numerose manifestazioni nascono contro di lui, regolarmente caricate dalla polizia.
Dopo essersi candidato, al parlamento europeo, con “l’Italia dei valori”, ha fondato il “movimento arancione”: una federazione di estrema sinistra che ha sostenuto, Antonio Ingroia e “Rivoluzione Civile”, alle fallimentari politiche del 2013.
Ecco la prima contraddizione del personaggio: è curioso che un magistrato della Repubblica, abbia più volte appoggiato (prima con Antonio Di Pietro e poi “Rivoluzione Civile”) movimenti che spesso attaccavano il comportamento delle istituzioni.

Nuovo motivo di curiosità e contraddizione è contenuto nella cronologia delle inchieste da lui attuate.

Nel maggio del 2005 nacque l’inchiesta “Poseidone”.
Trattasi di un finanziamento illecito di duecento mila euro, provenienti da fondi per opere di depurazione: fu indagato il generale della guardia di finanza, Walter Cretella Lombardo (consigliere di Franco Frattini, vice –presidente della Commissione Europea ed esponente di Forza Italia) ma le indagini lambirono anche nomi importanti, come Lorenzo Cesa (allora segretario dell’Udc e già imputato da De Magistris) e Piero Fassino (attraverso telefonate sospette).
Fatalità, nel 2007 l’inchiesta fu sottratta al magistrato, a causa d’irregolarità procedurali.

Nei primi mesi del 2007 ha avuto inizio l’inchiesta denominata “toghe Lucane”: ossia un colossale giro di appalti e tangenti che ha coinvolto la Basilicata, colpendo, tra gli altri, il sotto segretario allo sviluppo economico Filippo Bubbico (Ds).
L’allora ministro della giustizia, Clemente Mastella, chiese di spostare il magistrato in un’altra procura (e De Magistris si dimise di conseguenza): il processo fu archiviato, poiché le prove furono definite “lacunose” e tali da non giustificare un procedimento penale.
Lo stesso ministro della giustizia ordinò delle perquisizioni e, ancora una volta, fu scoperto che il magistrato non aveva diramato alcune informazioni al procuratore capo Mariano Lombardi, infrangendo la procedura.

L’inchiesta più celebre e “pesante” della carriera di Luigi De Magistris è conosciuta come “Why not”.
Il processo, che prende il nome da una società fornitrice di lavoratori nel settore informatico: s’ipotizzò un gruppo di potere trasversale, legato a una loggia massonica chiamata “ La loggia di San Marino”.
Furono colpiti o sfiorati dall’inchiesta, numerosi esponenti politici di primo piano (Romano Prodi e due presidenti della regione Calabria) e soprattutto furono indagati i coniugi Mastella (la moglie Sandra Lonardo, sarà posta agli arresti domiciliari).
Lo scandalo fu ridimensionato in Corte di Cassazione ma l’effetto fu travolgente a livello nazionale: Clemente Mastella si dimise prima da ministro e poi tolse l’appoggio del suo partito al governo Prodi, che di conseguenza cadde.

Come sempre a inchiesta di De Magistris, corrispose un’accusa nei suoi confronti: stavolta la colpa fu direttamente proporzionale agli effetti dell’inchiesta.
Il 21 gennaio del 2012, Luigi De Magistris e Gioacchino Grecchi furono accusati di aver acquisito, in modo illegittimo, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari: entrambi sono stati condannati (il 25 settembre 2014) a un anno e tre mesi.
Nello stesso anno dell’inizio dell’accusa, un’altra tegola cadde sull’attuale sindaco di Napoli: nel luglio del 2013, il magistrato è stato indagato (assieme al presidente della regione Campania e quello della provincia di Napoli) per turbativa d’asta e pubblico ufficio, riguardanti l’organizzazione dell’America’s Cup.

L’ex magistrato insiste a non volersi dimettere da primo cittadino di Napoli e sostiene che i giudici che hanno emesso la sentenza: “Si dovrebbero guardare allo specchio e vergognarsi. Si dovrebbero dimettere loro”.
Ha parlato di “poteri forti”, criminalizzando la magistratura: la sua difesa ricorda molto Silvio Berlusconi, che lui stesso ha più volte criticato nella sua esperienza politica.
Nel 2009, De Magistris si dimise da magistrato, giustificandone così il motivo:
«Sono stato in qualche modo ostacolato nell’attività di Pubblico Ministero che non mi è più possibile esercitare da alcuni mesi. Quello che ancora mi inquieta di più, in questo momento storico, è l’attività di delegittimazione, di ostacolo e di attacco nei miei confronti e della mia professione, e nei confronti di tutti coloro che hanno cercato, in questi mesi, in queste settimane e in questi anni di accertare i fatti. Da ultimo, quello che è accaduto ai magistrati di Salerno che sono stati o sospesi o esiliati in altre parti del territorio nazionale.»

Qual è la verità?

Effettivamente il sindaco di Napoli ha più volte colpito, attraverso le sue inchieste, numerosi politici importanti: ogni volta è stato sostituito o sono sorte imputazioni a suo carico, quasi come se qualcuno volesse fermarlo.
Stupisce però che un uomo dichiarato trasparente come lui, non si dimetta da sindaco, affidandosi fiducioso alla giustizia: ottimista riguardo a quell’istituzione a lui tanto famigliare e magari orgoglioso di uscirne onesto e pulito.

Rey Brembilla

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