L’Italia non è un paese per immigrati

Non è ancora entrata in Parlamento, e subito la ministra Kyenge sta pensando di stravolgere tutto. Già deve essere stato un brutto colpo per la destra vedere al Ministero dell’Integrazione […]

Non è ancora entrata in Parlamento, e subito la ministra Kyenge sta pensando di stravolgere tutto. Già deve essere stato un brutto colpo per la destra vedere al Ministero dell’Integrazione una faccia leggermente più colorita di quella che ogni buon conservatore si sarebbe aspettato, ma addirittura fare i conti con idee rivoluzionarie, poi.

Ospite alla trasmissione “In 1/2 ora” di Lucia Annunziata, la neoeletta ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge preannuncia che darà battaglia per cambiare la legge sulla cittadinanza, promettendo di presentare un ddl nel giro di poche settimane.

L’idea è quella di rilanciare lo “ius soli”, ovvero garantire la cittadinanza italiana di diritto ai figli degli immigrati che nascono in territorio italiano. E come sponsor pensa – su suggerimento della Annunziata – a Mario Balotelli, che subito si dice pronto a offrire la sua collaborazione “istituzionale”.

È la società che lo chiede – afferma la ministra – il paese sta cambiando”. Non dello stesso avviso gli esponenti del Pdl, che attraverso Renato Schifani chiedono al premier Letta di tenere a bada l’entusiasmo dei suoi ministri “su temi sensibili”, sottolineando la necessità di “una maggiore cautela“, onde evitare che l’intero governo risenta dell’operato troppo estremo di alcuni. E facendo intendere che sull’immigrazione bisognerà trovare un accordo bipartisan che soddisfi tutti quanti, pena la revoca della fiducia.

Per fortuna “sull’immigrazione clandestina – altro punto da rivedere secondo Kyenge – non decide il ministro” ribatte Maurizio Gasparri: la competenza è infatti del ministro Alfano, con cui Kyenge afferma di voler cercare il dialogo. Dialogo che sarà fondamentale anche per “trovare i numeri necessari” per portare avanti una battaglia che si preannuncia difficile, viste soprattutto le immediate e indignate reazioni del popolo di destra. Sempre che non si decida di seguire la proposta del deputato Matteo Salvini che, da buon leghista, suggerisce l’abolizione del ministero per l’Integrazione.

Insomma, l’Italia si prepara a spaccarsi ancora sul tema immigrazione, e proprio alla vigilia degli attesi nuovi flussi migratori, che complice la stagione estiva ricominceranno ad approdare coi loro gommoni sulle coste italiane. Un altro problema a cui Cecile Kyenge intende far fronte, proprio con la succitata proposta di eliminazione del reato di clandestinità introdotto dal governo Berlusconi, e poi con la riforma della struttura dei Centri di Identificazione e Espulsione, che non sono adatti a trattenere i clandestini per 18 mesi, soprattutto se malati o minori. “L’Italia ha ratificato in modo sbagliato la direttiva europea, che chiede di trattenere soltanto i criminali all’interno dei Cie” spiega la ministra.

Forse però nessuno ha spiegato a lei che in Italia le cose non si fanno come nel resto d’Europa. Che non siamo in Francia, Germania, Olanda, dove le leggi si fanno, si approvano e si attuano senza tante storie, per il bene comune (almeno così sembra). Forse Cecile Kyenge, arrivata in Italia dalle profondità dell’Africa nera, ha sbagliato Paese. Qualcuno dovrebbe dirglielo, che l’Italia non è un paese per immigrati. Nemmeno se con la cittadinanza “di nascita”.

D’altronde, lei stessa dovrebbe saperne qualcosa. Tra gli insulti ricevuti durante la campagna elettorale del 2004, quando, come lei stessa racconta, fu aggredita insieme alla sorella da un uomo che le chiamò “negrette” e “vu’ cumpra’”, e quelli di oggi, ricevuti da Elvira Savino (Pdl) che si è pubblicamente chiesta se, dopo il ddl sullo ius soli, “il ministro Kyenge ne presenterà uno sulla poligamia, sulla scorta della sua esperienza familiare in Congo”, non sembra esserci poi molta differenza.

E allora viene proprio da chiedersi perché tante polemiche sul diritto di cittadinanza per nascita: con questa calda accoglienza offerta dall’Italia, quale straniero vorrebbe davvero essere italiano?

G.G

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