L’ex giocatore del Milan, Clarence Seedorf, è il primo allenatore nero della storia della Serie A e B: breve cronistoria dei primati precedenti nel mondo politico e sociale

Scandali e atti di civiltà: quando il colore della pelle fa discutere

Scandali e atti di civiltà: quando il colore della pelle fa discutere

La notizia che l’olandese Clarence Seedorf sia il nuovo allenatore del Milan, sembra far dimenticare una gran novità: l’olandese è il primo allenatore di colore che sieda su una panchina di A o B.
L’astensione dell’opinione pubblica su ogni forma di razzismo, potrebbe essere un buon segnale di civiltà: fino agli anni ’70, l’individuo di pelle nera era considerato una razza inferiore e disegnato con tanto d’anello al naso.

Certo da non invidiare lo stato d’animo del primo calciatore nero approdato in Italia nel 1962: il brasiliano, Germano De Sales; l’opinione pubblica di allora, reputava indegno che un “negro” venisse a giocare a calcio in Italia.
I terribili pregiudizi furono purtroppo confermati dalla mediocrità del suo gioco: Germano collezionò appena due presenze nel Milan e dodici gettoni nel Genoa, dove fu presto ceduto.
Il giovane brasiliano non fu certo agevolato dallo scandalo rosa dell’epoca: si fidanzò (con gran rabbia del nobile padre) con la Contessa Giovanna Augusta ed ebbe addirittura una figlia prima del matrimonio (atto scandaloso per l’epoca).
Pure il secondo calciatore di colore del Napoli ( Faustinho Canè), non fu acquistato sotto buoni presagi razziali (dato uno scarso appeal, si sostenne che il Presidente Lauro lo volesse per “spaventare” gli avversari) ma diede maggiori soddisfazioni.

Passarono molti anni prima di assistere ad un’altra coraggiosa “prima volta”, probabilmente perché il popolo italiano non era ancora pronto alla novità.
Nel 1996, il concorso di Miss Italia elesse una ragazza di colore: Denny Mendez.
In realtà la bella Denny era dominicana e quindi la sua pelle non era nera, ma semplicemente mulatta: nonostante questo dettaglio, lo scandalo fu enorme.
Si obbiettò che “Miss Italia” dovesse essere una bellezza tipicamente italiana (ma nessuno ha mai specificato cosa s’intenda per “bellezza italiana”) e che Denny Mendez non fosse neppure cittadina del nostro paese: in realtà la ragazza era nata a Santo Domingo, ma era venuta in Italia ad undici anni e quindi legalmente era italiana.
I “Pitura Freska”, una band veneziana partecipante al Festival di Sanremo, esaltò l’episodio e auspicò l’elezione di un Papa nero.

Il mondo si dimostrò meno razzista, quando nel 2009 fu eletto Barak Obama come presidente degli Stati Uniti, il primo capo di stato americano di colore: la notizia fu simbolica, poiché avvenne in una nazione, un tempo teatro di discriminazioni razziali.
L’opinione pubblica di tutto il mondo fu entusiasta della vittoria d’Obama: figlio di un padre keniota, l’intelligente candidato sfruttò il colore della pelle per ottenere consensi maggiori (esibendo con orgoglio la sua famiglia dalla pelle ancora più scura).
Vincitore di un secondo mandato, Obama è stato criticato più volte per la sua politica ma mai per la pelle: segno di gran civiltà, almeno in questi frangenti, da parte del popolo americano.

L’Italia ebbe sempre un comportamento maggiormente razzista che altri paesi: seppur talvolta nasca il dubbio che la critica provenga più dagli atteggiamenti personali che dal razzismo.

Nel 2010 esordì in nazionale maggiore Mario Balotelli, calciatore italiano d’origine ghanese: durante la sua carriera calcistica, il giocatore è spesse insultato o sonoramente fischiato (puntualmente minaccia di voler abbandonare il campo).
Di là dell’indubbia bravura tecnica, lascia spesso perplessi il suo atteggiamento fuori e dentro il campo da gioco: nasce spontaneo il dubbio che i fischi nascano dal suo temperamento e non da motivi razziali.
“Super Mario” è consapevole che il clamore delle offese è tale da allargare la sua fama.

L’ultimo caso, antecedente all’arrivo al Milan di Clarence Seedorf, fu la nomina a ministro della repubblica di Cecile Kyenge: il ministro per l’integrazione è d’origine congolese.
Il ministro è più volte dileggiato (talvolta fin troppo pesantemente) da una certa area politica.
Non esistono giustificazioni davanti a certi insulti, ma è giusto far notare le proposte radicali e discutibili che il Ministro ha rivolto verso i clandestini, oppure gli atteggiamenti personali che non si sforzano di apparire simpatici.

L’atteggiamento tranquillo con cui è stato accolto il nuovo allenatore Clarence Seedorf, può far sperare che l’italiano è maturato, pronto ad accogliere una razza diversa in altri campi.
Un importante banco di prova accadrà, quando il Milan subirà qualche sconfitta: sperando che l’insulto razziale sia eliminato, a scapito di una giusta critica attinente ad errori professionali.

Rey Brembilla

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