Il Milan di Berlusconi: grandi amori, galline vecchie (che non sempre fanno buon brodo) e minestre riscaldate

Silvio Berlusconi, Presidente del Milan

Silvio Berlusconi, Presidente del Milan

La presidenza milanista di Silvio Berlusconi segue, da sempre, abitudini ben precise: cause di gran successi o clamorose sconfitte.

E’ giusto analizzarne le caratteristiche fondamentali, senza mai scordare gli azzeccati acquisti, protagonisti di memorabili scudetti o magiche notti internazionali.

Berlusconi s’innamora facilmente e non solo delle donne.

Alcune passioni sono ricambiate e magari improvvise: il duo degli olandesi (Rijkaard fu un capriccio di Sacchi, inizialmente non accettato dal presidente), il Dream Team, le iniziali “carneadi” (Sevcenko, Kakà, Whea).

La passione esplode anche verso i misconosciuti allenatori: Arrigo Sacchi fu scoperto durante una partita con un Parma (allora in serie cadetta che incredibilmente eliminò il Milan in Coppa Italia) e  Fabio Capello fu addirittura improvvisato allenatore, quando ormai era un rassegnato opinionista sui campi di gioco.

Clamorose furono le delusioni, autentiche delusioni d’amore: la prima proposta (in ballottaggio con Rijkaard) fu l’argentino Claudio Borghi, la cui transitoria esperienza a Como (fu acquistato e parcheggiato) fece comprendere il madornale errore.

Nel 1997 gli squilli di tromba inaugurarono un’operazione nostalgia e furono chiamate due promesse olandesi (Davids e Bogarde), ma l’operazione fece flop: il guerriero Davids fu definito frettolosamente una “mela marcia”, ma esplose nella Juventus.

Riguardo agli allenatori, l’abilità di Berlusconi è quella di rimediare in fretta agli errori (basti ricordare i casi d’Oscar Tabarez e dell’”imperatore”, Faith Terim) o gli innamoramenti trasformati in rapporti ostili (magari l’allenatore non cede ai comandi) come Zaccheroni e l’attuale Allegri.

Berlusconi è chiaramente un sentimentale, si affeziona o magari tenta di rigenerare campioni sulla via del tramonto: le cosiddette “galline vecchie”..nell’attesa di un buon brodo..

Stimò profondamente Franco Baresi, convinse il fido Tassotti a “giochicchiare” (in realtà fece poche presenze e probabilmente la decisione fu un atto di un Berlusconi magnanimo ) un altro anno e mantenne intatta, per “secoli”, il tandem difensivo Paolo Maldini e Fabio Costacurta (che dovette sloggiare, quando i tifosi rumoreggiarono).

Tentò di trasformare il Milan in una miracolosa “Beauty Farm” con risultati non sempre esaltanti: l’unico acquisto positivo (a parte una comparsata di Beckham) fu Pietro Paolo Virdis che, reduce da una carriera mai sbocciata del tutto, assaggiò il trionfo alla soglia dei trent’anni; Giuseppe Galderisi, Paolo Rossi, Futre e addirittura Pietro Vierchowood sono sicuramente da dimenticare.

La sua passione cieca sono le vecchie glorie del Milan che diventano allenatori: Carlo Ancelotti e Leonardo o i futuri nomi che s’intravedono al “capezzale” d’Allegri.

Infine l’ultima caratteristica e, sino ad’inizio anno, la più dannosa, sono le “minestre riscaldate”: la logica è sempre quella dell’affetto alla “gallina vecchia”, ma lo straniero di solito è richiamato all’ovile dopo un’inevitabile attrazione verso dolci sirene danarose.

Il primo fu Andrij Sevcenko: acquistato da sconosciuto nel 1999, divenne gran goleador e trascinatore; dopo un prestito al ricchissimo Chelsea (anni deludenti, probabilmente “voluti” dalla volontà della bellissima moglie), decise il trionfale ritorno a “ casa Milan”, in realtà amaro e inferiore alle attese.

Purtroppo lo stesso destino si sta accanendo su Kakà: inizialmente giovanissimo fuoriclasse del Milan, poi breve emigrazione al Real Madrid ed infine clamoroso ritorno a casa, purtroppo per ora non confortato dall’andamento del torneo.

Il giudizio su Berlusconi è sempre opinabile, ma, almeno sul calcio, non si può negare acume ed una certa aria di simpatia ed umanità.

Rey Brembilla

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