I Beatles aiutano a pagare meno tasse

The Beatles

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Oltre all’indiscussa fama musicale e culturale, i singoli Beatles hanno cercato di “migliorare” il mondo in altri modi: George Harrison attraverso il misticismo e John Lennon “ dando una possibilità alla pace” attraverso i suoi “bed in” o “bag in”.

Probabilmente gli scarafaggi avrebbero dimostrato orgoglio e stupore nel sapere che le loro lettere personali hanno gravato dalle tasse un contribuente inglese; è un peccato che George Harrison non sia più tra i vivi, poiché avrebbe avuto soddisfazione nel sapere che la sua “Taxman” ( canzone del 1966, che sbeffeggiava il sistema fiscale inglese) ha avuto sua vendetta.

Trattasi di Hunter Davies, amico e biografo ufficiale del gruppo: tra i fiumi di biografie, quella di Davies fu l’unica ad essere edita, mentre il gruppo era in attività.

Lo scrittore aveva lettere e scritti di John Lennon, anche molto privati: ad esempio una lettera, con tanto di disegni e versi di canzoni, che John Lennon inviò al suo amico Stuart Stucliffe ( prematuramente scomparso a causa di un’emorragia cerebrale, poco prima dell’esordio dei Beatles).

Gli scritti comprendono anche preziosissimi fogli di cui presenti ( autografate a mano da John Lennon) i testi di “In my life” e “ Strawberry fields forever”.

Hunter Davies ha donato il materiale alla British Library, asserendo che è felice dell’atto compiuto perché “ vicino alla Magna Charta e ai lavori di Shakespeare e Beethoven, penso onestamente sia quello il posto loro”.

Sempre nel 1966 John Lennon asseriva che i Beatles sarebbero diventati più famosi di Gesù Cristo: magari l’affermazione è un tantino esagerata, ma almeno ora il quartetto di Liverpool è accostato a grandi nomi della storia e cultura.

Di là del tono trionfalistico e un po’ commosso, Davies è stato mosso da un motivo brutalmente materiale: egli ha evitato di pagare ben 120mila sterline di tasse.

Grazie al “Cultural Gift Scheme”, introdotto a marzo nel Regno Unito, i cittadini inglesi possono donare opere e cimeli in cambio di notevoli detrazioni fiscali: secondo l’Arts Council, nel 2012/13 il programma ha portato, nei musei e gallerie britanniche, opere di un valore pari a cinquanta milioni di sterline.

Un’asta americana ha battuto, qualche mese fa, una lettera di John Lennon ad una fan ed il programma di un concerto dei Beatles, alla “modica” cifra di trenta e ventitre mila dollari.

Ormai il valore dei Beatles gira intorno a molto denaro, ma per una volta non è un fan che li spende, ma un fan che li risparmia: Hunter Davies non deve essere grato solo alla loro musica ma anche all’inestimabile fama.

Rey Brembilla

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