Vento di terra in una sera…’e Maggio.

Christian Maggio esulta dopo aver segnato

“Io te tengo dint’ ‘o core”.
Così recitava uno dei più bei classici della canzone napoletana: ‘Na sera ‘e maggio. Forse i maestri Pisano e Cioffi pensarono proprio a Christian Maggio quando scrissero il loro capolavoro. Si perché lo stantuffo di Montecchio Maggiore è oramai entrato di prepotenza nel cuore dei tifosi azzurri.
Ma non sono sempre state rose e fiori.
Nonostante il calciatore vicentino abbia sempre profuso in campo e non le sue migliori qualità, è stato, spesso e troppo facilmente, nel mirino della critica ingenerosa verso un calciatore che macina chilometri e chilometri e di tanto in tanto si concede qualche gol, talvolta dei capolavori (si veda il gol contro il Livorno http://www.youtube.com/watch?v=vSZXai4jOmo).
Il Matt Damon del calcio arriva alla corte di Edy Reja (storico allenatore azzurro) dopo un’annata straordinaria alla Sampdoria con 9 gol in 29 presenze, ed in panchina c’era proprio il suo attuale mister Walter Mazzarri. Pagato otto milioni, ricambia subito la fiducia donatagli segnando 4 gol in 23 presenze e sfornando prestazioni di altissimo livello, poi un brutto infortunio che gli chiude la stagione proprio nel momento in cui la tanto agognata chiamata dalla Nazionale Italiana stava per arrivare.
L’anno successivo arriva in panchina Roberto Donadoni (quando era ct della nazionale aveva sempre ignorato il fluidificante partenopeo) che richiede subito alla società azzurra un investimento per la fascia destra: Juan Camilo Zuniga. Così, il povero Christian, si ritrova a lottare non solo contro il suo infortunio, ma anche contro un allenatore che proprio non lo vedeva. Ma la forza di Maggio sta proprio nella sua umiltà e nella sua voglia di lavorare. Tant’è che bastano poche giornate per dimostrare che l’acquisto di Zuniga fu un vero e proprio flop e che Maggio era un pezzo da novanta nello scacchiere azzurro assolutamente indispensabile. E così fu: battuto l’infortunio, i preconcetti del mister, lo scetticismo della stampa napoletana e con l’avvento di Mazzarri in panchina, Superbike cominciò a riguadagnare consensi. La stagione finì con 34 presenze e 5 gol e con la convocazione ai mondiali da parte dell’allora CT azzurro Marcello Lippi.
Anche quest’anno Maggio ha dovuto lottare.
Lottare contro chi ha la memoria corta, contro chi guarda gli highlights e non tutta la partita, contro chi si accanisce contro un calciatore che non ha fatto della prepotenza la sua arma (a differenza di altri suoi compagni che nonostante i loro limiti si appropriano dell’esecuzione di rigori e punizioni e che tanto vengono osannati dalla stampa).
Lui ha continuato per la sua strada, smaltito l’affaticamento post-mondiale, “Vento di terra” sta riprendendo a essere il calciatore che tutti conosciamo e lo sta facendo a suon di prestazioni e di gol.
Il Napoli non può fare a meno di lui e lui non vuole fare a meno di Napoli, soprattutto dopo quanto emerso dalle parole del suo procuratore Briaschi “Christian ama molto Napoli, e lo ha dichiarato proprio pochi giorni fa. Il contratto scade nel 2013, ma credo che già da gennaio cominceremo a parlare con la società per gettare le basi di un nuovo rinnovo”.
Parole che rasserenano i veri tifosi azzurri che potranno godere delle sue prestazioni ancora per molto tempo. Ma attenzione a criticarlo ancora. La canzone di Pisano e Cioffi si conclude con un verso che obbliga alla riflessione:

Tu mme diciste si na sera ‘e maggio
e mo tiene ‘o curaggio ‘e mme lassá.

A buon intenditor, poche parole.

Marco Branca

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