Strani creature degli abissi marini: pesci carnivori, becchini ecologici e l’incredibile umanità d’alcuni pescatori

Il mare le sue affascinanti curiosità

Il mare le sue affascinanti curiosità

Gli abitanti di una spiaggia del North Carolina, hanno avuto un’incredibile sorpresa: dal mare è affiorato un “alepisaurus ferox”, un nome e un’apparenza tipicamente preistorica.
Le tipiche caratteristiche “primitive” derivano dalla lontanissima origine del pesce: risalente all’era del Miocene, ossia undici o sedici milioni d’anni fa.
E’ detto anche “pesce lancetta”, non è commestibile, è presente in tutti i mari del globo (eccetto quelli polari) e vive in mille metri di profondità (seppur talvolta affiori in superficie).
Può raggiungere due metri di lunghezza, è provvisto di pinne dorsali altissime e soprattutto di un’incredibile dentatura: due o tre lunghe zanne per mascella.
La sua gran caratteristica è il cannibalismo: difatti il temibile pesce si nutre di calamari, salpe e addirittura dei suoi stessi simili.

Riferendosi alla morte è naturale parlare d’altre creature strane del mare: i cosiddetti pesci “spazzini”.
Al largo delle coste africane dell’Angola, è stato trovato un misterioso “cimitero” di grandi pesci morti: uno squalo balena e tre raie.
Attorno ad ogni animale defunto vi sono almeno cinquanta pesci “spazzini”, che “riciclano” rapidamente i resti degli animali morti e li rimettono nel circolo della catena alimentare.
I resti rappresentano almeno il 4% dell’intero fabbisogno marino: gli importanti elementi possono cibare gli altri pesci (aragoste, gamberi, gamberetti, granchi, ecc.) addirittura per decenni.
Il Dottor Nick Higgs, luminare presso il “Marine Institute” di Plymouth, afferma di non aver mai visto un numero così alto di pesci grandi infondo al mare.
La zona di ricerca è ristretta ad un chilometro quadrato di fondo marino e i grandi pesci sono morti da almeno uno o due mesi: curiosa è la presenza di numerose anguille, che attendono pazienti che finisca il “lavoro” dei solerti pesci “spazzini” per “papparsi” il restante.

Parlando di pesci spesso si pensa alla pesca e di conseguenza alla crudeltà umana (a seconda delle credenze animaliste) ma alcuni pescatori di Venice (Florida) hanno avuto premurosi comportamenti.
Nel tentativo di pescare uno squalo-martello, Noel Campos e i suoi amici stavano faticando eccessivamente: incuriosito dell’inusitata resistenza del pesce, Campos si è buttato nell’acqua torbida e ha scoperto che l’animale era ferito ed aveva almeno venti cuccioli nel ventre, che tentavano uscire a morsi.
La ferita era molto larga e dal buco stava affiorando una coda: il pesce morente non aveva la forza di spingere e probabilmente era stata colpita da un altro squalo, mentre tentava di sfuggire alla rete del pescatore.
I pescatori si sono improvvisati ostetrici e hanno “contribuito” a dare la luce a ben venti cuccioli, rigettandoli immediatamente al mare: lo squalo-martello purtroppo è morto e i pescatori l’hanno portata a casa come preda, consapevoli di aver dato la vita ad altri venti squaletti.

Rey Brembilla

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