Scampia: polemiche per il sito di compostaggio

La giunta comunale progetta un sito di compostaggio a Scampia: la cittadinanza spaccata in due dal provvedimento

Sito di compostaggio: favorevole o contrario? In questi giorni, sono molti i cittadini di Scampia che dibattono sulla questione. Camminando in strada è impossibile non notare i numerosi manifesti di protesta contro la nuova delibera del comune che prevede la costruzione di un sito di compostaggio sul territorio e per molti la domanda è lecita. Come spesso accade, infatti, l’informazione è carente e se c’è già chi paventa l’arrivo a Scampia di circa 30mila tonnellate di rifiuti, c’è anche chi, come Patrizia Palumbo, presidente dell’associazione di Scampia “Dream Team – Donne in rete”, ricorda che “una comunità, prima di tutto, dovrebbe accedere ad un’informazione corretta per essere responsabile”.

Dopo alcuni incontri con il vicesindaco Sodano, infatti, alcune associazioni di Scampia avevano firmato con il comune e l’Asia un protocollo d’intesa inerente la questione rifiuti e la gestione della raccolta differenziata sul territorio. In esso si ribadiva l’assoluta necessità, per i cittadini, di essere costantemente informati e “convocati ogni qual volta l’amministrazione comunale  dovesse assumere delibere e decisioni di  importanza strategica e/o  di rilevante impatto per il territorio”.

Forse anche questo gap è causa della polemica che da giorni imperversa nel quartiere: da un lato le associazioni firmatarie del protocollo d’intesa si dichiarano favorevoli alla realizzazione del sito, pur riconoscendo la cattiva gestione dell’informazione da parte del comune, dall’altro alcuni movimenti esprimono il loro dissenso con manifestazioni e sit-in di protesta (il prossimo incontro è fissato per il 2 agosto). In particolare, l’associazione “Campania in movimento” ha dato il via alla polemica più aspra, con una campagna di volantinaggio massiva al grido “Scampia ha già dato accogliendo per anni tutto quello che altrove non vogliono”.

Finora la questione rifiuti a Napoli è stata affrontata creando discariche maleodoranti e c’è ancora una parte politica che intravede nella costruzione degli inceneritori l’unica soluzione possibile per scongiurare nuove emergenze: in entrambi i casi, tuttavia, il sacrificio richiesto ai napoletani sembra enorme. A Chiaiano, situata a pochi passi da Scampia, la discarica è ancora una ferita aperta, che ha contagiato il territorio con l’assoluta mancanza di rispetto delle norme igienico-sanitarie e un’assenza di controlli che ha permesso infiltrazioni camorristiche nello sversamento dei rifiuti, mentre l’inceneritore – come molti sanno – brucia spazzatura, producendo, nel contempo, diossine, furani e microparticelle di metalli pesanti. Forse non è un caso, se la Campania è la regione italiana con il più elevato tasso di mortalità per cancro.

Il sito di compostaggio, fondamentale nella realizzazione di un ciclo virtuoso dei rifiuti, permetterebbe di convertire la frazione umida in terreno, il compost, destinato non soltanto alla vendita ma anche alla bonifica di terreni provati dal dissesto idrogeologico o avvelenati da sversamenti illegali. Come scrive Aldo Bifulco, presidente del circolo “La gru” – sezione Legambiente di Scampia “compostare i materiali biodegradabili, significa recuperare tutta la ricchezza di un prodotto e contribuire a ricostruire il suolo consumato”.

Anche dal neonato circolo di Sinistra, Ecologia e Libertà di Scampia giunge un segnale a favore della realizzazione del sito: “Bast ca munnezz o compostagg è na salvezz!” è quanto dichiarano i membri del circolo “A. Moccia” nel loro comunicato stampa, sottolineando anche che il “prototipo in Campania, riferimento per l’impianto da costruire a Scampia, è la struttura costruita a Salerno (…) che non emette odori sgradevoli e sfrutta l’energia derivante dal processo di lavorazione dell’umido (calore e gas), fornendo, inoltre, alle abitazioni circostanti energia ricavata dai pannelli fotovoltaici, ivi istallati”.

Sara Di Somma

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