REGOLAMENTAZIONE MULTILATERALE

Regolamentazione multilaterale

Oltre agli Stati e alle multinazionali, altri attori con differenti pesi e ruoli occupano la scena politica

ed economica globale. Tra questi, vanno annoverate le Istituzioni e organizzazioni internazionali,

tanto quelle che operano su scala planetaria (come l’ONU), che quelle a livello regionale (per es.

l’UE), sia quelle che hanno obiettivi specifici (la CECA – Comunità Europea del Carbone e

dell’acciaio), che generali (l’Unione Africana). Queste organizzazioni possono essere poi

classificate in:

a) intergovernative, quando gli accordi sono soprattutto il frutto di rapporti tra governi (è il caso

della maggior parte delle Organizzazioni Internazionali propriamente dette);

b) sovranazionali, quando operano al di sopra dei governi e le cui decisioni incidono direttamente

sulla vita dei cittadini appartenenti agli Stati che aderiscono all’organizzazione (applicabile per ora

alla sola Unione Europea);

c) transnazionali, quando ad agire sono organizzazioni al di là degli Stati, come è tipicamente il

caso delle ONG, Organizzazioni appunto non Governative (per es. Amnesty International).

Alle istituzioni internazionali spetta il compito di controllare il processo di globalizzazione e dare

supporto ai paesi il cui inserimento nell’economia mondiale risulta problematico, non solo per i

paesi stessi ma anche per il sistema economico nel suo complesso. Per quello che qui interessa, le

istituzioni particolarmente rilevanti ai fini della comprensione dei sistemi economici internazionali

sono l’organizzazione Mondiale del Commercio, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca

Mondiale. L’organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), nata nel 1994 dagli accordi di

Marrakech, subentrando al GATT, ha l’obiettivo di consentire lo sviluppo del commercio

internazionale di beni e servizi. I paesi membri hanno accettato di aprire le proprie frontiere ai

prodotti esteri e, in generale, di non sovvenzionare le proprie esportazioni.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) è stato creato nel 1944, a seguito dell’entrata in vigore

degli accordi della Conferenza di Bretton Woods, con il compito di evitare disordini monetari nel

periodo del primo dopoguerra. Successivamente, negli anni ‟80 il FMI ha assunto un mandato

differente. Da allora, infatti, la sua funzione è principalmente quella di gestire l’indebitamento dei

paesi in via di sviluppo e di aiutare i paesi emergenti, nel caso di crisi finanziarie. Tali aiuti devono

tuttavia sottostare ad alcune condizioni: gli Stati devono accettare i provvedimenti che il FMI

impone loro. Massiccia riduzione della spesa pubblica, austerità monetaria, apertura a merci e

capitali esteri, chiusura delle imprese meno redditizie, privatizzazioni, sono tutte disposizioni che

contribuiscono ad indebolire ulteriormente economie già impoverite dal debito o dalla fuga di

capitali esteri. Per queste ragioni il FMI è spesso oggetto di numerose critiche.

La Banca Mondiale (più correttamente definita Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo

Sviluppo) è un organismo internazionale dell’organizzazione delle Nazioni Unite, istituito il 27

dicembre 1945, insieme con il Fondo Monetario Internazionale. Essa riunisce vari organismi che

accordano prestiti e aiuti ai paesi in via di sviluppo. Dalla fine degli anni ‟90 la Banca Mondiale ha

avviato alcuni progetti che non solo tenevano conto dei fattori sociali, ma facevano riferimento a

intermediari più vicini alle popolazioni di quanto non fossero i governi locali. La portata della

globalizzazione, quindi, sembra oggi essere il risultato di diversi fattori, non tutti favorevoli ad una

apertura incondizionata. Se, da un lato, i grossi produttori (come le multinazionali) mirano ad

organizzare processi produttivi su scala mondiale, sperando nel minor numero di restrizioni.

possibile, gli Stati, ed in una certa misura gli organismi internazionali, operano in modo da porre dei

limiti alle leggi di mercato. I paesi in via di sviluppo, tuttavia, non possono considerarsi al riparo

dalle conseguenze talvolta implicate dagli spostamenti di capitale e di persone e le regioni più

svantaggiate rimangono sostanzialmente estranee ai guadagni generati dalla liberalizzazione degli

scambi commerciali.

PATRIZIA  DIOMAIUTO

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