Quegli “sfortunati, comici e innocenti” assassini di cui in Italia si parla tanto: Anna Maria Franzoni e Massimo Giuseppe Bossetti

Nella foto Anna Maria Franzoni

Nella foto Anna Maria Franzoni

Talmente assurde sono le scuse che alcuni criminali (o presunti tali) asseriscono, che verrebbe da immaginarli come personaggi comici.

Anna Maria Franzoni volendo spiegare i tragici fatti del 30 gennaio 2002 (che videro il barbaro assassino di suo figlio Samuele), sostenne che nel lasso temporale di otto minuti (tale l’intervallo in cui lei accompagnò l’altro figlio allo scuola bus), uno sconosciuto entrò in casa e uccise il bambino: il tempo di otto minuti è materialmente fattibile ma razionalmente impossibile, ma è soprattutto il movente che è assurdo.
Secondo la Franzoni, l’individuo entrò in casa per compiere un dispetto alla famiglia e appena vide il bambino, si spaventò e lo uccise con numerosi colpi provocati da un oggetto contundente.
E’ giusto chiedersi chi abbia l’idea (in otto minuti netti) e il tempo libero (spiando a casa di altri, aspettando che una famiglia si allontani), di entrare in una casa e di compiere un dispetto: solo un bambino può avere un pensiero simile o un adulto con gravi problemi mentali.
A prescindere dal fatto che una normale famiglia farebbe attenzione, sapendo che nel paese vive un individuo simile: se anche qualcuno in vena di scherzi stupidi si trovasse davanti ad un bambino di tre anni ,che magari piange, d’istinto fuggirebbe o inventerebbe una scusa per rabbonirlo, ma sicuramente non lo ucciderebbe in modo tanto barbaro.
In ogni caso la famiglia Franzoni sarebbe perseguitata da mare di iella, considerando che un simile pazzo è nei dintorni della casa, proprio mentre la mamma è impegnata ad accompagnare il figlio alla scuola bus.

La spiegazione più surreale nacque, quando la Franzoni sostenne che al bambino era scoppiata la testa a causa di un pianto troppo forte: la donna aveva forse visto un film “splatter” la sera prima?
Se la realtà fosse come lei, la dipinge: un bambino appena uscito dal ventre materno, piangerebbe talmente forte da scoppiare come un palloncino ? oppure le donne siciliane piangenti (che per tradizione seguono il carro funebre), dovrebbero scoppiare tutte quante insieme, tipo fuochi d’artificio?.
L’incredibile signora Franzoni, il giorno della morte di Samuele, chiese al marito di dare alla luce un altro figlio: vale a dire, si è rotto un giocattolo, compriamone un altro.

Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, a suo dire è un vero e proprio caso umano.
Purtroppo è lecito pensare che Bossetti non sapesse di essere figlio illegittimo (per altro di un padre discutibile, che si vanta di aver figli in giro per la bergamasca) ma è curioso che neppure la madre sapesse chi era il vero padre del figlio: forse era bendata al momento del concepimento ? in gioventù è comprensibile avere una vivace vita sessuale, ma non proprio così selvaggia.

Curiosa è la giustificazione del DNA dell’uomo, sul corpo della povera Yara: sostiene di aver perso il sangue del naso, di aver imbrattato gli utensili del suo mestiere e di aver subito un furto degli stessi, da parte dell’assassino di Yara.
E’ comprensibile che il figlio di una donna che ignora con chi abbia avuto rapporti sessuali, soffra a causa di un’educazione discutibile: ma perché non usare un fazzoletto quando si perde il sangue dal naso ? e anche se al momento non si ha un fazzoletto in tasca, un minimo di decenza consiglia di pulire il sangue che cola.
Di là di questi discorsi educativi, la sfortuna, lo perseguita: proprio quegli utensili, orrendamente sporchi di sangue, sono trafugati, causalmente (che sfortuna il povero Bossetti !) dall’assassinio di Yara.
Lo sfortunato muratore non solo ha avuto infanzia alquanto difficile ma è stato anche tremendamente sfortunato: se non fosse un presunto assassino, sarebbe da compatire.

Quest’articolo non vuole sminuire gravi fatti di sangue, semplicemente desidera estrapolarli e analizzare le surreali figure degli (talvolta presunti) assassini.

Rey Brembilla

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