Nucleare in Italia: quella partita a scacchi truccata

Nucleare si, nucleare no.  E’ questo il dilemma schizzato alle luci della ribalta sulla scena politico-economica italiana e non solo, da quando Berlusconi firmò, agli inizi di un ormai lontano 2009, in piena crisi economica, un lauto accordo con Sarkozy per la costruzione in Italia di quattro centrali nucleari, da appaltarsi alla francese e più esperta in materia Edf, in collaborazione con la società italiana detentrice quasi assoluta del monopolio dell’approvvigionamento energetico, l’Enel. E mentre l’Italia dei Valori suda le proverbiali sette camicie impegnandosi in una raccolta di firme per un nuovo referendum anti-nuke che potrebbe rivelarsi addirittura controproducente qualora non si dovesse raggiungere il quorum, il Forum Nucleare Italiano diffonde in tv e su Youtube uno spot pubblicitario volto a sensibilizzare il grande pubblico rispetto a una scelta che viene presentata come epocale: nucleare si o nucleare no?

Lo spot, oramai arcinoto, che inscena una partita di scacchi tra due contendenti gemelli all’aspetto ma portatori delle due opposte teorie, pro e contro nucleare, nasce in teoria con lo scopo di promuovere il dibattito tra i cittadini e aiutare chi ancora non ce l’ha a farsi un’opinione: un’iniziativa dai lodevoli intenti, non c’è che dire. Peccato però che una parte del suo fascino vada smarrita quando ci si accorge, contrariamente alle attese di quanti si aspettano di vedere stimolato il dibattito, che sul canale ufficiale di Yotube del Forum Nucleare Italiano è stata disattivata quella funzione che permette agli utenti di postare commenti al video dello spot. Fascino che si perde poi completamente nella amara scoperta che dietro il Forum Nucleare, che si dichiara addirittura un’associazione no-profit, si celano in realtà gli illustri nomi delle grandi aziende energetiche italiane quali Edinson, Enel, Alstom Power, Ansaldo nucleare e Areva, che forse qualche piccolo interesse a nuclearizzare l’Italia ce lo avrebbero, per non parlare degli eventuali profitti. E sul web si aprono le danze della polemica sullo spot, che viene dichiarato ingannevole e fazioso e riproposto in una serie di forme alternative, da quelle più impegnate a quelle più ludiche e satiriche. Per una completa e accurata analisi semeiotica che dimostra come lo spot in questione sfrutti forme non verbali di comunicazione persuasiva (il colore e i movimenti degli scacchi, il timbro di voce dei protagonisti) allo scopo di indirizzare i favori dello spettatore verso l’ipotesi nuclearista visitate questo link: http://italianimbecilli.blogspot.com/2010/12/lingannevole-spot-favore-del-nucleare.html.

Quali sono i reali pro e contro di questa scelta? Quali – e soprattutto di chi – gli interessi in gioco?
La tradizione nucleare italiana ha origini molto lontane e dagli insospettabili fasti. La prima centrale nucleare fu costruita nei primi anni ’60 a Latina, con tecnologie per l’epoca molto avanzate, prese a prestito dagli “alleati”, che la rendevano l’esemplare più potente in Europa. A seguire vennero le centrali di Sessa Aurunca e Trino, all’epoca la più potente del mondo, tanto da far figurare l’Italia come terzo produttore mondiale – dopo Stati Uniti e Gran Bretagna – di energia nucleare, che tuttavia, ben lungi dall’esaurire il fabbisogno energetico nazionale, ne garantiva solo un misero 4%. Negli anni ’70 fu poi la volta di Caorso, fino alla scelta di rimodernamento tecnologico che negli anni ’80 decise la costruzione dell’ennesima centrale a Montalto di Castro e l’ampliamento di quella di Trino. A stroncare la dirompente carriera nuclearista dell’Italia arrivò poi quel devastante incidente di Chernobyl, oggi attribuito all’arretratezza delle centrali e all’inaffidabilità del personale di sorveglianza, che scosse a tal punto l’opinione pubblica mondiale da generare una psicosi in piena regola, spingendo l’80% degli italiani a votare contro l’energia nucleare in quel famoso referendum del 1987. La questione nucleare venne così sepolta, e vi è rimasta per 22 anni, fino ai giorni nostri, quando la preoccupazione mondiale per l’imminente esaurimento dei combustibili fossili e la necessità di trovare delle fonti energetiche alternative – senza scontentare nessuno, è ovvio – l’ha riesumata.
Il nucleare appare allora come la scelta più adatta, la manna caduta dal cielo per tutelare gli interessi in gioco delle grandi lobby produttrici di energia e legare alla questione energia altri non sottovalutabili interessi di ordine politico ed economico: se da un lato è infatti vero che gli investimenti richiesti per finanziare le energie rinnovabili sarebbero molto più onerosi in termini di tempo e di spesa, d’altra parte è altrettanto vero che sfruttare le rinnovabili (gratuite e inesauribili!) significherebbe abbattere una volta e per tutte il problema dell’approvvigionamento, mettendo K.O. tutti i colossi aziendali che proprio sulla questione energetica fondano la loro ragion d’essere. Difatti non è un caso che le scorte di uranio siano anch’esse soggette allo stesso problema dei combustibili fossili: l’esauribilità. Cosa ci propineranno le Signore dell’energia quando anche l’uranio sarà esaurito?
Inoltre, se da una parte per l’Italia non dipendere più dall’incostante Russia per il rifornimento di metano sarebbe indubbiamente una vittoria, dall’altra c’è da chiedersi se l’accordo siglato con Sarkozy, che metterà a disposizione il cosiddetto know-how delle sue aziende per la costruzione delle centrali, non darà luogo a una nuova forma di sudditanza politico-economica dalla nostra cugina d’Oltralpe, che con l’acquisto dei nostri titoli di debito pubblico per un valore di 551 miliardi – senza contare le quote di Alitalia possedute da Airfrance, che la rendono attivista di maggioranza con diritto e possibilità di acquisire, tra almeno cinque anni, l’intero pacchetto azionario – si è assicurata di fatto la compiacenza del nostro Governo.

Infine ci sono da considerare i costi e i rischi legati al nucleare, sia per quanto riguarda la costruzione e la gestione delle centrali sia in materia di smaltimento delle scorie. Se è vero infatti che il nucleare presenta alcuni vantaggi, come la non immissione di CO2 nell’atmosfera, è pur vero che i tempi per la realizzazione delle centrali si prospettano molto più lunghi di quanto al Governo non piaccia ammettere, considerando che nella super-efficiente Finlandia ci sono voluti più di dieci anni per realizzare una sola centrale – che probabilmente entrerà in attività solo nel 2012. Senza contare che la costruzione di quattro centrali coprirebbe solo una percentuale minima del fabbisogno energetico nazionale, stimata  intorno al 15-20%, senza peraltro abbattere i costi dell’energia, a meno di non ricevere cospicui finanziamenti statali come nella Francia di Sarkozy.
E mentre Scanzano Jonico (indicato nel 2003 come possibile sito di stoccaggio di materiali radioattivi) ancora trema davanti allo spettro del nucleare, la questione smaltimento si pone come uno dei principali ostacoli alla realizzazione del progetto nuke: non è un mistero infatti che la problematica delle scorie è diventata preoccupante anche negli USA, dove Obama ha affermato la necessità di individuare un sito di stoccaggio alternativo a Yukka Mountain, e metodi di smaltimento più avanzati, piuttosto che isolare e sotterrare scorie che restano radioattive per millenni. E se si pensa che lo scienziato Carlo Rubbia ha dovuto esportare in Spagna un suo programma di smaltimento per bruciare le scorie con gli acceleratori di materia, programma che è stato bocciato e non finanziato dall’Italia”, sembra allora legittimo concludere che, quantomeno, l’Italia non sta ponderando la questione nucleare con i dovuti accorgimenti e le giuste riflessioni. Ma, d’altronde, non avrebbe senso cercare di vincere una partita che è stata persa in partenza. E voi, siete a favore o contro l’energia nucleare? O non avete ancora una posizione?

Giuliana Gugliotti

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