Napoli diventa una Smart City

La giunta comunale approva il progetto per rendere Napoli una Smart City, mentre l’Unesco annuncia un’ispezione nel nostro centro storico per le sue “deplorevoli condizioni”

Una fama offuscata dai fumi dei roghi di rifiuti bruciati per l’insofferenza dei cittadini nonché dall’ombra lunga della camorra sull’intera città, Napoli cerca disperatamente un varco per risalire la china e tornare ad essere una città quantomeno vivibile. La giunta De Magistris, impegnata nell’ardua impresa, punta sull’innovazione, sulla sostenibilità e la ricerca per far tornare Napoli agli antichi splendori.

I progetti del sindaco e del suo staff prevedono una Napoli moderna – una metropoli aperta all’universo della ricerca, dell’università, dell’innovazione, della sostenibilità e dell’imprenditoria – e, con la delibera approvata l’8 marzo, si concretizzano nell’associazione “Napoli Smart City”: Napoli città intelligente.
Si prospetta, dunque, la partecipazione al bando emesso dal Miur per la presentazione di progetti per le città intelligenti del futuro, “Smart cities and Communities and Social Innovation”: il bando fa parte delle iniziative del Programma Operativo nazionale (Pon) “Ricerca e Competitività” 2007/2013 per le Regioni della Convergenza (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia),  e mette a disposizione circa 200milioni di euro per “migliorare la qualità della vita dei cittadini e rendere la città più sostenibile dal punto di vista ambientale ed energetico”, come spiegato dal vicesindaco Tommaso Sodano.

Raccolta differenziata, diminuzione del traffico veicolare, costruzione di piste ciclabili, politiche di risparmio energetico che prevedono l’installazione di pannelli fotovoltaici all’interno delle scuole, sono alcune delle attività che il vicesindaco prospetta per Napoli affinché diventi una città intelligente, anzi come ha sottolineato ancora Sodano “con questo atto il Comune si mette in prima fila e si candida a dare tutto il supporto ai soggetti interessati per far diventare Napoli capitale smart del Mezzogiorno”.

Attualmente sono poche le smart cities esistenti al mondo: alcune sono state progettate ex novo per seguire le regole di sostenibilità previste dai modelli di città intelligenti, come Masdar City, a 15 km da Dubai, o Caofeidian, la smart city cinese progettata dall’italiano Pierpaolo Maggiora; altre città, invece, si stanno attrezzando per trasformarsi nelle metropoli del futuro, adeguando le proprie strutture ai criteri intelligenti ed associandosi al programma dell’Unione Europea per la riduzione del 40% delle emissioni nocive entro il 2025 – tra le altre Amsterdam, per la fine dell’anno in corso, dovrebbe dotarsi di circa 300 punti di ricarica per auto elettriche.

L’Unione Europea, infatti, punta alla creazione di una rete di smart cities – entro il 2020 – che fungano da prototipo per lo sviluppo di città votate al rispetto dell’ambiente e al risparmio energetico; naturalmente rientrare tra queste sarebbe per Napoli una ghiotta occasione, soprattutto alla luce dei dati del “Sesto rapporto sull’abitabilità delle città” della Fondazione per la Sussidiarietà, che ha bocciato il capoluogo campano in merito alla qualità della vita dopo aver considerato aspetti quali presenza di verde pubblico, efficienza dei trasporti cittadini, mobilità.

Intanto, però, la nostra città fa un’altra magra figura, decisamente poco smart, dinanzi all’UNESCO e al mondo intero: l’immagine della città all’estero, infatti, lungi dall’apparire perfettamente ripulita, nonostante gli sforzi profusi da De Magistris e Caldoro nel tentativo di risolvere la questione rifiuti, appare ancora “deplorevole”, in particolare agli occhi dell’UNESCO che si preoccupa per il nostro centro storico e le condizioni di degrado ambientale in cui versa. Soprattutto in vista di un rilancio turistico della città grazie alla Coppa America e al futuro Forum delle Culture.

Da qualche giorno, infatti, è spuntata fuori una lettera firmata dal vice direttore generale dell’UNESCO per la cultura, Francesco Bandarin, che De Magistris avrebbe ricevuto a metà febbraio e, per ovvie ragioni, “nascosto” all’opinione pubblica: il centro storico, attualmente classificato tra i patrimoni dell’umanità, rischia di essere declassato a “sito a rischio” per la mancanza di interventi strutturali che riguardino la tutela dei monumenti e dell’ambiente dei decumani in toto. La precedente amministrazione comunale, in collaborazione con l’UNESCO, aveva predisposto un progetto di riqualificazione del centro antico che non è mai andato in vigore ed il provvedimento “solitario” della ZTL, che tante polemiche ed aspre critiche costa tuttora al sindaco di Napoli, sembra essere l’unico intervento concreto effettuato in questi anni per rendere la zona più attraente per i turisti in transito.

L’UNESCO attende un rapporto per il 2012 ed è difficile immaginare cosa il sindaco potrà mostrare agli inviati che giungeranno a Napoli per l’ispezione del centro storico, dato che neppure uno dei 100 progetti presentati dalla precedente amministrazione è stato realizzato.
Tempi ancora duri si prospettano per la giunta De Magistris e per Napoli. E speriamo che anche stavolta a fare le spese del malgoverno non sia la cittadinanza, costretta a subire un’ennesima umiliazione di stampo internazionale.

Sara Di Somma

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