Madame de Pompadour, “regina” dell’intrigo

Madame de Pompadour in un ritratto del 1750 del pittore François Boucher

Si dice che dietro ogni grande uomo della storia si celi sempre una grande donna. E questo è sicuramente il caso di Jeanne Antoinette Poisson, meglio nota come la marchesa di Pompadour. Nata a Parigi nel 1721 da una famiglia di origini borghesi ma da padre incerto (sua madre fu amante di vari uomini politici, tra cui l’intendente generale delle imposte de Tournehem, da molti storici ritenuto padre naturale della futura marchesa di Pompadour per le attenzioni che dimostrò nei suoi confronti), Jeanne Antoinette fu educata prima in convento, dove spiccò per la grazia e il buon carattere, poi ricevette, grazie all’intercessione di de Tournehem, un’istruzione moderna, tesa a esaltare i suoi precoci talenti artistici. Studiò dizione e recitazione, musica, disegno e danza sotto la guida di artisti affermati, ed ebbe modo di frequentare sin da giovanissima, nel salotto della madre, alcuni tra i più importanti uomini di pensiero dell’epoca, letterati del primo Illuminismo del calibro di Voltaire, Montesquieu e Diderot.

Il suo naturale buongusto e la palese propensione per le arti ne uscì raffinata. Quando, nel 1744 a corte si diffuse la notizia della morte di madame de Châteauroux, amante ufficiale di Luigi XV, la futura marchesa di Pompadour era già destinata a prenderne il posto.

La ragazza era ben educata, saggia, amabile, piena di grazia e di talento, nata con del buon senso e del buon cuore. Io la conoscevo bene; fui anche confidente dei suoi amori. Mi confessò di aver sempre avuto il segreto presentimento che sarebbe stata amata dal re e che, senza rendersene conto, si era sentita crescere dentro una violenta passione per lui.

Così scriveva Voltaire nei suoi Mémoires. Così, una sera del febbraio 1745, in occasione dei festeggiamenti per le nozze di Luigi Ferdinando (figlio di Luigi XV) con Maria Teresa di Borbone, gli invitati ebbero modo di assistere all’insistente corteggiamento di un uomo travestito da tasso nei confronti di una bella cacciatrice. Jeanne Antoinette aveva all’epoca 24 anni, una bellezza stupefacente e un’intatta freschezza, nonostante avesse già alle spalle il matrimonio con Charles D’Etiolles, ricco borghese figlio del tesoriere generale della zecca, e due gravidanze, di cui una si risolverà con la morte prematura del neonato.

Jeanne ha gusti ricercati, un’eleganza innata e uno sviluppato senso estetico. Ama le arti, il teatro e sa divertirsi. Ma soprattutto, riesce a incantare il re con il suo eloquio e il suo spirito di iniziativa. Una settimana dopo è già diventata la favorita di Luigi XV. Quando a metà aprile il marito fa ritorno a Parigi, madame D’Etiolles si è già trasferita a Versailles. È l’inizio di un sodalizio che durerà oltre vent’anni, e che avrà importanti ripercussioni di carattere storico-politico. A luglio Jeanne-Antoinette acquista il titolo di marchesa di Pompadour e viene ufficialmente ammessa a corte, destando l’indignazione di molti esponenti della nobiltà di Versailles. L’infatuazione del re è travolgente. Nessuna donna prima di Jeanne era riuscita ad affascinarlo, a farlo divertire e insieme a interessarlo all’arte, al teatro e alle manifestazioni culturali in genere. Madame de Pompadour presta il suo corpo ai favori del re e se ne serve come strumento di potere. Perfettamente consapevole dell’influenza che ha sul sovrano, riesce a ottenere da lui servigi e favori, oltre a una serie di nomine per i suoi amici, soprattutto tra le fila dell’esercito. Sostiene gli artisti emergenti e segretamente finanzia la pubblicazione dell’Encyclopédie nonostante un decreto ne avesse ordinato la soppressione.

Come ogni passione però, anche l’amore tra madame di Pompadour e Luigi XV dura poco. Dieci anni dopo, nel 1755, la marchesa viene allontanata da corte per motivazioni politiche, tra cui il riavvicinamento del re alla fede cattolica e al clero. È forse solo allora che Jeanne si rende conto di essere innamorata di lui. In una perversa dinamica amorosa, la Pompadour non si rassegna a troncare il suo legame col re. Da amante ne diventa amica e confidente. Gli presenta nuove e giovani amanti e lo consiglia in merito alle decisioni politiche. Trasforma l’amore in una potente amicizia. Se non può più esserne l’amante, si accontenta di diventare una delle persone più vicine al sovrano, l’unica donna di cui il re continua a subire l’ascendente. Un dettaglio, questo, che la rende invisa a molti, e la costringe a ritirarsi lentamente a vita privata. Pur conservando intatta la sua bellezza, la vivacità intellettuale e la lucidità politica, che le permise di prevedere, in tempi non sospetti, la fine ingloriosa che di lì a poco attendeva la monarchia assoluta francese.

Morì a soli 42 anni, nel 1764, all’interno delle mura di Versailles, privilegio mai accordato prima a nessun cortigiano che non fosse anche membro della famiglia reale. Una concessione che il re le fece in segno di riconoscenza per i lunghi anni trascorsi al suo fianco. Madame de Pompadour se ne andò, scortata dal suo corteo funebre, in un giorno di pioggia, senza che il sovrano potesse renderle l’ultimo omaggio. Come scrisse Voltaire, fu “la fine di un sogno”. Ma anche di un’epoca storica. E di un grande amore.

Giuliana Gugliotti

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