L’ipocrita vergogna di alcuni personaggi famosi, nello scoprire di avere un “pazzo” in famiglia

Una macchia incancellabile unisce Mussolini, Togliatti, gli Agnelli e i Kennedy

Una macchia incancellabile unisce Mussolini, Togliatti, gli Agnelli e i Kennedy

Chi è Albino Benito Dalser?

Chi è Aldo Togliatti?

Chi è Giorgio Agnelli?

Chi è Rosemary Kennedy?

Una serie di quattro personaggi, alcuni di loro con un cognome famoso ma il cui nome di battesimo è sconosciuto a tanti: in realtà non sono degli omonimi, ma furono ridotti ad anonimi; si potrebbe definirli “ figli di un Dio minore”, poiché furono diretti discendenti da famiglie importanti ma brutalmente dimenticati e non certo per colpa loro.
Qualcuno li potrebbe definire “pazzi”, ma in realtà, talvolta, furono fatti impazzire o addirittura furono persone sanissime ma bollate come “ pazze”.

Il primo, Albino Benito Dalser, probabilmente fu il figlio naturale di Benito Mussolini, almeno secondo la testimonianza della madre e dello scrittore trentino Marco Zeni.
E’ l’unico tra coloro nominati sopra la cui storia non è del tutto sicura.

Quello che è certo è che la madre, Ida Dalser, fu un amante di Mussolini ( lei sostiene addirittura moglie).
Quando il futuro Duce fu ricoverato per una ferita di guerra ( durante il primo conflitto mondiale) vi fu un feroce scontro fisico tra Rachele Guidi (la moglie di Mussolini) e Ida Dalser: quest’ultima rischiò di essere uccisa e quindi decise di ritirarsi.

Mussolini nel 1925 assegnò al bambino una dote di centomila lire in buoni del tesoro, ma la sua cura e il sovvenzionamento furono assegnati al fratello Arnaldo Mussolini, che fu uno zio molto affettuoso.

La madre nel frattempo, insistendo a definirsi moglie di Benito Mussolini, fu rinchiusa a vita in un manicomio: il ragazzo, alla morte dello zio Arnaldo, fu adottato da Giulio Bernardi e s’imbarcò in Cina.

Al ritorno fu pure lui misteriosamente rinchiuso in manicomio, dove morì a soli 27 anni.

Mentre il caso d’Albino Dalser è solo ipotetico, assolutamente comprovato è quello d’Aldo Togliatti.

Figlio di Palmiro Togliatti e Rita Montagnana, egli nacque a Roma, ma passò gran parte dell’infanzia in Unione Sovietica, all’Hotel Luxor, dove il padre si era auto esiliato, a causa del fascismo, e viveva protetto da Stalin.

Non è risaputo cosa accadde in Urss al giovane Aldo, ma il ritorno in Italia e la fine del matrimonio di Togliatti (che si fidanzò con Nilde Iotti), rovinò la mente del ragazzo: si trasferì a Torino con la madre, ma non riuscì a laurearsi in ingegneria e negli anni settanta, a causa di una forte schizofrenia, fu ricoverato in una casa di cura.
Aldo morì nel 2011.

Palmiro Togliatti fu comunista ( e quindi vicino ai disagiati) ed esibì un atteggiamento caritatevole, quando adottò Marisa, la figlia di un operaio ucciso negli anni ’50.
Purtroppo non dimostrò la stessa umanità verso il figlio Aldo, che fu totalmente abbandonato e crebbe solo con l’affetto della madre.
Nilde Iotti fu una donna giustamente elogiata e stimata per il suo senso delle istituzioni ma non pensò mai ad un povero uomo rinchiuso in una casa di cura: stonava troppo per la memoria di Palmiro Togliatti, associarlo ad un figlio malato di mente.

Il terzo e il quarto caso da esaminare sono forse i più odiosi, poiché stavolta una malattia di un figlio o di una figlia sono nascosti per ambizione da famiglie ricche.

Giorgio Agnelli fu il sesto figlio della celebre famiglia torinese, nacque nel 1929.
Fu mandato a studiare all’università di Harvard negli Usa, ma non riuscì ad entrare negli affari di famiglia, poiché ebbe una grave e misteriosa malattia: morì ricoverato a Ginevra a soli 35 anni, nel 1965.
Per lungo tempo nulla si seppe di lui e addirittura scomparirono le fotografie: per fortuna vi fu una testimonianza della poetessa Marta Vio, che per dieci anni fu la sua compagna, che confessò che Giorgio era malato di schizofrenia.

Giorgio era bellissimo: capelli castani, lentiggini ed occhi azzurri
Fu costretto a nascere in una famiglia particolare, dove i genitori non curavano i figli e morirono per di più giovani: fin troppo amato dalla madre (forse perché più debole) soffrì della presenza ingombrante del fratello maggiore Gianni.
Si legò troppo alle droghe ed essendo il più debole della famiglia, finì inesorabilmente schiacciato.
Neppure la morte è sicura: sembra morì suicida gettandosi dalla tromba delle scale della clinica svizzera.
Il nipote Edoardo, figlio di Gianni, morì anche lui suicida e ricordò molto lo zio nei comportamenti.

La quarta storia, quella di Rosemary Kennedy, è forse la più triste e crudele: fu la terza figlia di Joseph Kennedy, uomo ambizioso fino all’esasperazione.

Rosemary era una bella ragazza, il cui unico difetto era quello di essere un po’ lunatica e troppo presa dai ragazzi, probabilmente aveva una leggera forma di dislessia.
Leggendo i suoi diari si scopriva che aveva una spiccata intelligenza e una viva sensibilità.
A Joseph Kennedy infastidiva l’idea di avere una figlia non “ perfetta” e forse il suo essere “ leggera” con i ragazzi portava vergogna alla famiglia: quando compì 23 anni, di nascosto da tutti, il padre la sottopose alla lobotomia attraverso il Dottor James Watts.

La povera ragazza, per la gioia sadica del padre, fu ridotta in stato vegetativo: visse per tutta la vita in sedia a rotelle, incontinente, guardando per ore il soffitto e pronunciando frasi incomprensibili.
Morì nel 2005 e l’intera famiglia si chiese il perché Rosemary si fosse improvvisamente ridotta in quello stato.

Si è parlato di Benito Mussolini, di Palmiro Togliatti, della famiglia Agnelli, della famiglia Kennedy: persone che hanno contribuito magari con qualcosa di giusto, oltre che negativo, a qualcosa d’importante.
Resta però questa macchia su di loro ed è molto grande ed indelebile, poiché tutto può essere giustificabile, ma non un padre che fa del male al proprio figlio.

Antonio Gargiulo

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