Liam Gallagher – As You Were

La cover di As You Were

The King is back. Come un novello Elvis, sua Britaniccità Liam Gallagher, ex voce degli Oasis, un gruppetto qualsiasi anni ‘90 (!!!), sforna inaspettatamente una chicca griffandola con la frase con cui chiude i suoi seguitissimi tweets, “as you were” appunto, come tu eri. E lui era, e forse lo è ancora, la forma di intrattenimento più prolifica dei tabloids inglesi.

Sbronze colossali, amori violenti e poco continui, dissapori col fratello Noel, risse, denti rotti, il tutto accompagnato da una voce graffiante e che a lungo è stata la Voce inglese degli anni ‘90, dove era permesso ancora diventare il frontman della più grande band al mondo.

Oggi, con l’avvento dei social, i pochi investimenti sulla musica da chi la musica la fruisce e la “normalizzazione da personaggio”, diventa complicato essere una rockstar. Un lavoro da far fare ai vecchi leoni come il nostro Liam Gallagher.

In uscita il prossimo 6 Ottobre 2017, As You Were parte con la polverosa armonica del primo singolo estratto, Wall Of Glass. Un up-beat di tutto rispetto, un ritornello che ti apre la testa, chitarre onnipresenti e la sua voce graffiante a corollario di un testo ancora una volta da “mea culpa” (come vedremo ulteriormente in seguito).

Bold è una ballata in puro stile Lennon piena di accordi in minore struggenti e ben orchestrati. Da segnalare l’ennesimo testo da confessionale (“yes I know/I’ve been bold”).

Greedy Soul sembra uscita da uno sporchissimo disco di garage rock americano (stile Black Rebel Motorcycle Club degli esordi), chitarre tirate come colli di gallina fino all’ultimo feedback distorto, testo malizioso ed interessante, sicuramente uno dei numeri più riusciti del disco.

Paper Crown è una fine ballata che apre con chitarra acustica e voce, probabilmente un futuro singolo di sicuro successo. Una batteria e un piano di stampo beatlesiano ci accompagna verso il bridge più riuscito del disco (“coz’ you’ve never been alone before”).

Sorella maggiore di Paper Crown è sicuramente For What it’s Worth, secondo singolo e forse canzone troppo ampollosa e ricercata per la sua voce. Ma la vera chicca del pezzo è l’arrangiamento del brano stesso e della sezione archi. Da notare un testo che fa l’occhiolino al fratello Noel in multi punti.

When I’m in Need è una serenata quasi in Waltzer, dai cori ben ingegnati e ricchi, ma poco degna di nota e poco conforme al mood del disco.

Con You Better Run torna il Liam grintoso e sfacciato che tanto ci piace, un brano che scorre via piacevolmente come un treno tra chitarre acustiche americane e dei fiati potenti e portanti, che danno un tocco barocco necessario e doveroso. Citazioni come “gimme shelter” ed “helter skelter” potevano peró essere risparmiate.

I Get By è ancora una volta un brano deciso ma senza mordente, quasi un riempitivo, che non lascia nulla all’ascolto.

Così come Chinatown, inutile e scritto male che prosegue anche peggio, ossia con un arrangiamento vuoto e scarno. Non da Liam.

Come Back To Me sembra uscito dalla penna dell’amico Richard Ashcroft, una strofa killer che attira dal primo ascolto, graffiante e decisa, un esperimento ben riuscito! Universal Gleam è se volete (lo volete davvero?) la “Tender” dell’album. Dolce e disarmante, lascia l’ascoltatore in un mood struggente e niente affatto sgradevole. I’ve All I Need chiude l’album con un sapore di echi nostalgici e di chitarre dal riff riverberato e sognante, un piccolo capolavoro.

Liam ci sorprende quindi con un album inaspettato. Fresco e variegato (anche grazie all’ausilio di autori esterni), si appresta ad “affrontare” Noel, in uscita il 24 Novembre.

PATRIZIA DIOMAIUTO

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