Le nozze nella terra dei Celti: Amore, Natura e Tradizione

Due giovani sposi si guardano negli occhi durante l'Handfasting

Due giovani sposi si guardano negli occhi durante l’Handfasting

La parola “caim” vi dice qualcosa?
E “sporran”?
Ed ancora, “quaich”?
No?
Ottimo, aprite la vostra valigia e mettete dentro solo un abito delle cerimonie. E molto semplice, di stile romantico e magari in colori pastello.
Seguitemi, vi porterò ad un matrimonio.
Ma non di quelli soliti, con funzione religiosa infinita, lancio del riso e concertino di pianobar.
Vi prometto un’esperienza quasi spirituale, di un incanto ed un travolgimento unici.
Da qui e fino al luogo della celebrazione, vi accenno come funzionano le cose nuziali qui nella terra dei Celti. Il resto, lo scopriranno i vostri occhi: nessuna parola raccontata potrà mai rendere giustizia a quello che realmente si respira in queste occasioni.

Dovete sapere che le usanze del matrimonio celtico son semplici eppur  piene di significato. Anticamente la celebrazione si svolgeva in mezzo alla Natura, da sempre ritenuta sacra per i Celti. Per loro, infatti, gli alberi, le rocce, l’acqua ed il sole avevano una loro anima, ragion per cui il luogo sacro per eccellenza era il bosco. . Ed era lì che gli sposi Celti facevano benedire la loro unione, spesso proprio tra le grandi pietre degli Antichi.

Attualmente c’è anche un’alternativa per chi desidera sposarsi al coperto: tanti sono i luoghi suggestivi tra cui scegliere ed uno di questi è il bellissimo Doune Castle. Questo castello ha a disposizione diverse sale, dove è possibile eseguire la cerimonia. La cucina antica è senz’altro la più raccolta di tutte.

Shhhh.. Avverto un brusìo provenire da quella direzione, seguiamolo. Ci condurrà al “nostro” luogo.

Dicevo, altra cosa molto gradita a sposi ed ospiti, è l’assenza di un programma cerimoniale fisso da seguire, durante il rito. Spesso le coppie che decidono di sposarsi in questo modo son pagane, ma molte sono semplicemente persone amanti della Natura e/o ateiste, che non desiderano un matrimonio convenzionale in chiesa e magari optando per qualcosa di più personalizzato e significativo del rito civile che si svolge presso il Comune.

Eccoci arrivati a destinazione, l’avevo detto che seguire il vociare era un ottimo metodo per raggiungere la cerimonia! Partecipiamo a queste nozze da lontano, alla fine non siam mica stati invitati! Restiamo qui e..
.. Dannazione, è già iniziata da qualche minuto! Spero solo che siamo ancora in tempo per assis.. Ecco! Lo stanno facendo ora! Guardate, guardate! La caim!

Questa “caim” (che significa “protettore”) è una preghiera che si recita mentre viene tracciato un cerchio sacro intorno agli sposi, (alludendo a come ogni preghiera tende ad agire misticamente), per creare nel proprio interno una dimensione sacra.
Dall’antichità, il cerchio (simbolo della totalità e della comunità) è tracciato sulla terra con una spada od una lancia, come un ulteriore gesto di protezione verso l’inizio di una nuova vita. Che bella simbologia!

Concentrate ora lo sguardo su quelle tre candele bianche, una delle quali più grande delle altre due. La loro posizione non è casuale: due esterne che rappresentano rispettivamente la famiglia dello sposo e della sposa ed una candela al centro, la più grande, che rappresenta la nuova famiglia della coppia. Ovviamente nel rito non poteva mancare l’elemento fuoco.

Un altro rituale curioso ed incantevole è quello che consiste nel sigillare in una pietra i voti nunziali.
Le tribù celtiche erano intimamente legate allo spirito del luogo: secondo la loro cultura ogni luogo particolare, sia un lago, fiume, valle o montagna erano abitate da spiriti, spesso considerarti spiriti ancestrali degli Antenati. Con la “pietra del giuramento” è come se si attivasse il collegamento e la conseguente benedizione degli antenati e della terra sui due sposi: le energie spirituali presenti nel “luogo sacro” si uniscono a quelle create al momento dello scambio dei voti. Ad esse si aggiungono l’energia positiva delle persone presenti e l’amore che scaturisce dagli sposi e da tutte le loro aspettative di una vita futura condivisa (la coppia si colloca tra il passato e il futuro per la continuità della vita).
Anticamente, al termine della cerimonia, la pietra del giuramento seguiva la sua strada: era gettata in una fonte d’acqua, o in un lago o nel mare.  Oppure anche lasciata sul posto.
La tradizione vuole che entrambi gli sposi posino le mani su una pietra, al momento dei voti nunziali. La promessa diventa così un giuramento solenne, consacrato dalla terra e dagli antenati. Sempre anticamente, si incidevano simboli o i nomi degli sposi su un albero o su una pietra (personalmente preferisco la pietra per ovvi motivi..), e ancora oggi sulla pietra vengono incise le iniziali della coppia con la data del matrimonio; successivamente, la pietra potrà trovare il suo posto nel giardino della nuova casa o all’interno della casa o, di nuovo, sarà lasciata sul posto della cerimonia.
Un ulteriore sviluppo di questa tradizione vede anche il lancio delle pietre da parte dei partecipanti al rito quale augurio di buona fortuna e prosperità. No, non da sostituire al nostro lancio del riso, no.
Sempre partendo dall’idea che su un oggetto naturale possa essere trasferito un pensiero, auguri, preghiere e speranze felici per la coppia, saranno impressi in una pietra tenuta in mano dagli invitati al momento dello scambio dei voti.
Dopo la cerimonia le pietre saranno gettate dagli ospiti stessi in un corpo d’acqua (pozzo, fontana, sorgente, fiume, lago, mare) essendo l’acqua l’elemento che rappresenta sì le emozioni, ma anche più in generale, lo spirito. Il dono, inoltre, non potrà che essere accolto con benevolenza dagli spiriti ancestrali del luogo, i quali tradizionalmente aggiungeranno anche la loro, di benedizione.
Una buona idea (se non si dispone di un cerimoniere che distribuisca le pietra agli ospiti) sarebbe quella di mettere su un tavolo addobbato tanti ciottoli e un cartello dove viene descritto tutto il rituale da seguire.

Ragazzi, ragazzi! Comincia il punto forte! L’ Handfasting!
Handfasting” significa letteralmente “ legare le mani” ed i primi esempi di questo rito si basano su antiche tradizioni e rituali di origine celtica. Suddetta cerimonia ha origine medievale: nel 1200 in Scozia il contratto di matrimonio veniva suggellato con una stretta di mano, ed era un’ unione consensuale tra due adulti senza bisogno di sacerdote, notaio e di testimoni.
L’Handfasting è valido a tutti gli effetti, proprio come il matrimonio con rito civile. Si fa richiesta al Comune, (che rilascia il Certificato di Consenso Civile alle Nozze), e poi lo si riporta al Comune firmato dagli sposi, dai testimoni e dal celebrante, il tutto entro tre giorni dal matrimonio.
Oggi come ieri, il rituale dell’ handfasting si svolge quasi sempre all’aperto (clima permettendo), che sia nei boschi, nella brughiera, presso le rovine di qualche castello o abbazia, ed anche in riva al mare.
E noi siamo arrivanti al punto della cerimonia in cui le mani dei futuri/neo sposi vengono legate con del nastro (a volte anche con della corda), e sta a significare l’unione della coppia. Il nastro annodato può essere sciolto in qualsiasi momento, sia subito dopo la cerimonia che a fine serata. Avete visto il nastro che stanno usando i nostri sposi? Non è un nastro qualunque e sapete perché? Perché uno od entrambi gli sposi sono scozzesi. Infatti, in questi casi, si utilizza il nastro nei colori del loro tartan di famiglia (o, per dirla in scozzese, di clan!). Che meraviglia!

Scusatemi ma non riesco a distogliere gli occhi dall’abito dei due sposi!
Lei indossa un abito prevalentemente a quadri e lui un classico kilt scozzese fatto di metri di stoffa di lana in tartan, piegata e cucita. Lo sposo indossa anche uno “sporran (un borsellino che differenzia il kilt da una semplice gonna) ed una giacca tradizionale, calzettoni al ginocchio e scarpe coi lacci. Avete notato il dettaglio di lui? Infilato nei calzettoni indossa una corta lama con un manico decorato. Si chiama skian dubh (“skee-ann doo”, che letteralmente significa “coltello nero”). Tradizione allo stato puro!

Ohhh, ecco il fatidico scambio degli anelli!
Dovete sapere che un’usanza per le fedine è di far fondere degli oggetti in oro (magari oggetti non più utilizzabili..) appartenenti ai genitori o parenti stretti, e con quell’oro farsi fare le fedine in stile celtico. Così sarà come portare sempre con sé la “presenza” di quella persona a cui apparteneva l’oggetto originario.
Sulle fedine è tradizione far incidere la frase “Tha gaol agam ort” (che in gaelico significa “ti amo”).

Ahhh, quanto romanticismo.. si fatica a credere che sia realtà e non una fiaba.

La cerimonia sta volgendo al termine, chissà se faranno “il salto della scopa”!
Questa di cui vi sto parlando è una tradizione gallese e consiste nel far saltare una scopa di saggina ( tipo quella delle streghe) agli sposi. Ci sono diversi modi per eseguire il salto: la scopa è posata in terra (oppure tenuta ad una certa altezza) e la coppia, mentre si tiene per mano supera la scopa con un salto in aria(più alto il salto, maggiore la forza dell’unione). Con la variante in cui la scopa è posta sulla soglia di casa e lo sposo con la sposa in braccio la scavalca per entrare nella nuova casa. Questo rituale nasce dagli antichi gallesi, i quali pensavano che nell’atto di spazzare il pavimento non solo si fa pulizia, ma si delimitano anche i confini della casa. E ripetere il gesto varie volte al giorno (perchè all’epoca: aspirapolvere, questo sconosciuto) entrava a far parte di un rituale di difesa della propria casa.
A volte la coppia prima salta sul fuoco e poi sulla scopa (il fuoco brucerà via le influenze negative del passato e la scopa indicherà il nuovo inizio).

Ops, presa dall’enfasi ho battuto le mani e.. ci hanno scoperti!
Si sta avvicinando un omaccione rosso! Quando è in un raggio troppo ristretto, vi faccio cenno e scappiamo via!
No, aspettate, ci sta facendo segno di avvicinarci.. Sorride con un calice in mano..
Ma sì, è il momento del Quaich!
Andiamo! Intanto vi continuo a raccontare!
Dal XV sec. è usanza brindare con questo tradizionale Quaich, chiamata anche Coppa dell’Amore. E’ una coppa con due manici, spesso incisa con disegni celtici. Gli sposi bevono entrambi dalla stessa coppa e la tradizione vuole che sia whisky, ma spesso si usa champagne. Per chi è astemio, dite? Fanno valere benissimo anche l’acqua minerale!
Il Quaich poi verrà tramandato di generazione in generazione, per portare felicità e fortuna a tutti coloro che lo useranno per brindare al proprio matrimonio. Si dice.

La cerimonia è finita (..andate in pace..), è arrivato l’agognato momento del pranzo!
Sapete che il termine scozzese per sposa è “Bride“? E questa è una parola celtica che significa letteralmente “Brigida“, che è sia una dea celtica e sia una veneratissima Santa irlandese. E durante il pranzo nuziale, c’è chi organizza dimostrazioni di come realizzare una croce con fili di giunco. Questa è chiamata proprio Croce di Santa Brigida e qualsiasi ospite ne realizzi una, poi se la porta a casa. Perchè carica dell’energia positiva del matrimonio, è un simbolo celtico di protezione della propria dimora.

Altro intrattenimento, invece, lo fornisce il “Cantastorie“, che  racconta antiche leggende ed usanze scozzesi a chiunque voglia ascoltarlo.
Inutile dire che il tutto, cerimonia e post-cerimonia, viene inebriato dalle note di bagpipes, tin whistles e violini. Talvolta anche arpe, ma dipende molto se il Celtico in questione riguarda più territori irlandesi, scozzesi o gallesi.
Una cosa infinitamente bella, infine, è che i matrimoni celtici sono un vero evento comunitario, destinato ad accogliere l’intera città, presente per celebrare gli sposi.

Quindi non siate timidi, buttatevi con me nell’ordinata confusione della festa e danziamo sulle note di questo reel nuziale!
Vi consiglio di levarvi le scarpe e ballare sull’erba a piedi nudi, sarà come far entrare dentro di voi tutta la Natura che vi circonda. E vi stupirete nello scoprirvi così giganti da contenerla tutta e senza il minimo sforzo.

La Redazione

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