L’inutilità della piazza nell’era della “Terza Repubblica”

Il millenovecentoquarantasei appartiene ormai a un altro secolo. Sembrano lontanissimi gli anni in cui si poteva interpellare la piazza con un semplice plebiscito, chiedendo al popolo di scegliere, semplicisticamente, tra due alternative: repubblica o monarchia? Una scelta apparentemente facile da compiere; una scelta popolare, che ha condizionato tutta la successiva storia del nostro Paese. A quella scelta, affidata al giudizio e alla volontà del popolo, in tanti fanno risalire l’inizio della democrazia. E l’avvento dell’era della Repubblica.
Il millenovecentoquarantasei è davvero lontanissimo: dalla Monarchia di quegli anni, si è passati alla Repubblica, e di “Repubbliche” da allora ce ne sono state già due. La “Prima Repubblica” di De Gasperi e Pertini, Amintore Fanfani e Giulio Andreotti, di Cossiga e delle Brigate Rosse che uccisero Aldo Moro. E la “Seconda Repubblica”, che viene fatta coincidere da molti con la caduta di Craxi e della vecchia Democrazia Cristiana, lo scandalo di Mani Pulite e l’ingresso in Parlamento della Lega. Ma forse l’evento che, più di tutti quelli che hanno caratterizzato quegli anni di cambiamento, davvero ha segnato un’evoluzione, un punto di svolta nella storia travagliata della nostra giovane Repubblica, è l’ascesa politica di Silvio Berlusconi. Il magnate delle televisioni, l’imprenditore milanese venuto fuori dal nulla e arrivato in un batter d’occhio ai piani più alti del potere. Il mito del self-made man. Berlusconi, il marpione pazzerello con inclinazioni festaiole e artistiche, che da giovane suonava il piano sulle navi da crociera e vendeva gli aspirapolveri porta a porta. Berlusconi ha dato corpo al mito della scalata sociale. L’uomo forse più potente d’Italia, il Capo di Governo che però non rinnega le sue origini, e tutt’oggi non rinuncia alle sue passioni, continuando a comporre pezzi neomelodici per la voce del fido Apicella e organizzando festini per gli amici di villa Certosa.
Berlusconi ha introdotto in Italia un nuovo modo di governare. Berlusconi ha deviato dalle rotte già note della politica italiana. Oggi Berlusconi è la politica italiana. Berlusconi è la “Terza Repubblica”: un’arte di governare innovativa, che poco ha a che fare con quella degli anni Ottanta, quando si campava di ideali contrapposti a ideali, quando l’uomo politico, democraticamente eletto, si spogliava dei panni dell’uomo comune per rivestire, in pubblico, i panni di servitore dello Stato, e la vita privata, con tutte le sue magagne e i furtarelli, veniva lasciata a casa. Berlusconi no. Lui non ha niente da nascondere, e dall’alto del suo impero mediatico e finanziario, può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo a testa alta. Silvio non ha bisogno di mascherarsi: è, e vuole essere fino in fondo, un uomo come tutti gli altri. Attaccabile si, ma inamovibile dalla sua posizione di comando. Come un buon capitano che non abbandona la nave in avaria, anche se a causarla è stata la sua stessa incompetenza, forse gli allegri effetti di qualche bicchiere di troppo. Berlusconi è il simbolo di una nuova democrazia che somiglia di più a un laissez faire: che ognuno faccia  e dica quel che vuole. Niente può sconcertare Berlusconi. Nessuna protesta, nessuno scandalo, nessuna invettiva riuscirà a schiodare la sua salda presa dal timone. I recenti avvenimenti politici lo dimostrano.
Nell’era politico-mediatica del Cavaliere la piazza è assolutamente inutile. Esprimere dissenso è infruttuoso. Siamo lontani dagli esempi repressivi dell’era fascista, o, dell’Iran dei tempi più recenti: arresti, sparizioni, violenze, sono limitate ai minimi termini. Il sangue – tutt’al più quello degli astanti dei cortei respinti a manganellate- scorre solo in casi estremi. Eppure, la sorda impassibilità del governo Berlusconi sembra ancora più preoccupante: quando la voce del popolo viene repressa, significa che il popolo ha qualcosa di pericoloso da dire. Quando invece viene lasciato a urlare, senza che le sue rimostranze sortiscano alcun effetto, allora vuol dire che il popolo ha perduto il suo potere.
La democrazia sembra ormai un lontano ricordo. La democrazia, la Repubblica – la Prima e la Seconda – appartengono ormai a un altro secolo. A un altro mondo. Benvenuti nella Terza Repubblica, la Repubblica di Berlusconi.

Giuliana Gugliotti

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