Il falso nuovo corso di Raul Castro: il temperamento del “leader minimo” nei confronti del “leader maximo”

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Raúl Modesto Castro Ruz è un politico cubano, presidente del Consiglio di Stato – cioè capo dello Stato e del governo – della Repubblica di Cuba

Dal 24 febbraio del 2008, Raul Castro è succeduto al fratello Fidel al comando dell’isola di Cuba: dopo un lunghissimo periodo, (dal 1959 al 2008) il vecchio Fidel Castro ha deciso di passare la mano.

Il promesso ed auspicato riformismo di Raul si è prontamente rivelato: gettando uno storico ponte con gli Stati Uniti, migliorando la situazione economica dei cubani (aumentando i salari, permettendo un doppio lavoro, incrementando le licenze professionali e donando nuove terre ai contadini) ed aprendo la democrazia attraverso un maggior riconoscimento dei diritti umani ( liberando i prigionieri politici nelle carceri e proponendo leggi anti-omofobia).

Anni fa Brian Lattel, membro della Cia e grande esperto della situazione cubana, ha scritto “After Fidel”: il libro, curiosamente, non è mai uscito in Italia ( forse perché scomodo).

Il volume analizza la biografia di Raul Castro e dimostra come l’attuale presidente di Cuba, sia  succube del più celebre fratello (e crudele come lui) e quindi realmente incapace di un genuino riformismo: seppur il suo potere sembri illimitato, il presidente è quasi del tutto dominato dalla casta dei militari.

I due fratelli sono figli del latifondista cubano Angel Castro, patriarca violento e padre dominatore: egli riconobbe solo tardivamente i ragazzi, (pare che addirittura Raul non fosse suo figlio) e la dura infanzia irrimediabilmente forgiò i caratteri.

Fidel crebbe alimentando un’ambiziosa sete di potere, un istinto violento (a lungo sopito) e una smisurata volontà di sottomissione; Raul, al contrario, si dimostrò da subito uno spirito sottomesso, soggiogato dal padre e frustrato dai numerosi insuccessi professionali: di conseguenza una volta salito al potere, Fidel Castro incaricò il fratello come vice presidente, sfogando, verso di lui, il grande istinto di dominazione.

Tale era il rapporto di subordinazione tra i due fratelli, che Raul dovette spesso obbedire alle insensate gelosie del fratello: allontanò ed esiliò Che Guevara(prima in Africa e poi in Bolivia, con la scusa di esportare la rivoluzione), il suo amico più caro, il cui carisma stava surclassando Fidel. Secondo Lattel il comportamento di Raul fu simile a quello di Abramo, quando accettò di sacrificare suo figlio Isacco per seguire il volere del suo Dio.

Fidel Castro amava l’idea di un fratello sottoposto, ma nello stesso tempo, non tollerava un Raul docile e di conseguenza lo “educò” alla violenza: in primo luogo lo spinse a viaggiare in Europa, entrando in contatto con la casa madre dell’Unione Sovietica (precedente al viaggio vi fu l’indispensabile lettura dei maggiori testi del socialismo marxista) e secondariamente Raul ebbe il  “battesimo del fuoco”, compiendo il primo assassinio in Messico.

Desiderando farsi ben volere al fratello, il pacifico Raul divenne “Raul il terribile”: nel periodo antecedente al colpo di stato (quando i “barbudos” stanziavano nella Sierra Maestra), fece a gara con Che Guevara nel compiere più efferati omicidi e istituì le famigerate purghe.

Inoltre l’attuale presidente dovette adeguare anche la vita privata, evitando di intaccare l’animo di guerrigliero puro e sposo della rivoluzione: evitò di frequentare il parentado e talvolta diede del “ lei” al “Leader Maximo”.

Su Raul Castro fu costruita l’icona del comunista ortodosso (in realtà, come si è visto, “pilotata” dal fratello maggiore), usandolo come avanguardia diplomatica nei confronti dell’Unione Sovietica o come spauracchio nel primo approccio con gli Stati Uniti.

Nel suo libro Brian Lattel non colpevolizza solamente Fidel Castro, ma ammette i torti degli Stati Uniti nell’aver prima sottovalutato e poi eccessivamente soffocato (e quindi incattivito) la personalità del leader maximo.

Rey Brembilla

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