Ellen Sirleaf e il futuro dell’Africa, emancipazione delle donne

Il Premio Nobel per la Pace 2011 è la Mama Ellen dei giovani africani

Donne, siete pronte per la storia? Le parole di Ellen Johnson Sirleaf risuonano nell’Africa della rivincita. Eletta nel 2005 alla presidenza della Liberia, quest’anno ha ricevuto il premio Nobel per la Pace insieme  Leymah Gbowee e Tawakkul Karman. A settantatre anni corre per la riconferma del secondo mandato, eventuale successo che si decreterà l’otto novembre 2011.

In un’intervista rilasciata ad Alessandra Muglia del Corriere della Sera ha evidenziato come le donne oramai siano pronte per fronteggiare la “supremazia” degli uomini e del mondo a cui appartengono. Le donne sono molto pronte e ora pure gli uomini lo sono. Le giovani del 21° secolo, da qualsiasi posto provengano, vogliono la stessa cosa: contribuire alla società in modo stimolante, sentirsi realizzate, apprezzate. Si ritrovano così a lavorare insieme agli uomini in diversi ambiti. E gli uomini si stanno abituando a considerarle partner e stanno capendo che non possiamo vincere le sfide globali senza coinvolgerle – esplica Mama Ellen. Questo il soprannome che i giovani del suo Paese le hanno attribuito proprio per il suo interesse a quella generazione attraverso cui realmente si può decidere di cambiare la situazione attuale.

Il Premio Nobel ha continuato sottolineando come siano le donne il futuro dell’Africa. La loro condizione deve progressivamente migliorare – come sta già avvenendo. Le violenze devono diminuire fino ad annullarsi, la donna deve avere il valore che merita. È attraverso questo processo che si potrà assistere alla rinascita del continente africano. La sua elezione – come lei stessa sottolinea – è l’esempio lampante che qualcosa sta cambiando. È il primo presidente donna eletto democraticamente in una condizione che le ha sempre viste mutilate e violentate nell’intimo della loro essenza femminile.

Il punto di forza delle donne? Secondo Mama Ellen consiste nel fatto che quasi tutte tendono a portare nel loro lavoro una quota extra di sensibilità per il fatto di essere madri. Una visione originale che ha decretato un netto miglioramento della società africana nel corso del suo mandato. Il suo obiettivo primario, se questa sua “battaglia all’emancipazione femminile” dovesse continuare, è combattere la disoccupazione. Istruzione e formazione per i giovani e non, ma soprattutto per le donne. Nelle campagne le donne iniziano a partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita. Le figlie di famiglie povere, a cui un tempo era negato l’accesso all’istruzione, oggi vanno a scuola. Nelle classi ci sono quasi lo stesso numero di bambini e bambine. Non sono più una rarità in Africa le donne che raggiungono i più alti livelli di istruzione e che occupano posizioni da leader.

Il potere della donna, in questo caso, non è una forma negativa di rivalsa nei confronti degli uomini. È la conquista alla cooperazione e alla considerazione. È la voglia di far sentire la propria voce. È la convinzione di poter dare tanto ad un Paese – quello africano – che lotta con anni di tradizioni sbagliate. Il bigottismo di una parte della popolazione ha cercato di “affossare” la forza femminile. Le mutilazioni genitali e il breast ironing sono solo alcune delle violenze fisiche che hanno, come fine ultimo, quello di devastare la personalità della donna. La mancata istruzione e crescita culturale fanno parte, invece, delle violenze mentali che decretano l’annullamento della persona.

Il processo evolutivo ha avuto inizio. Il futuro è delle donne e noi cambieremo il volto dell’Africa.

Roberta Santoro

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