Economia: l’Italia continua la sua corsa verso il basso

I dati riguardanti la situazione economica italiana continuano ad essere allarmanti

L’Italia va a picco. Lo dicono le statistiche di ogni dove, di ogni società o ente che di queste cose si occupi, non ultimi i dati emersi da uno studio condotto da Rete Imprese che sottolinea come nella nostra penisola, ci sia stato un generale regresso che ha portato la situazione economica ai livelli del 1986. Un bel salto all’indietro dunque di quasi 30 anni, che però come sempre accade in questi casi non smuoverà la sensibilità di nessuno, men che meno quella della classe politica e di quei dirigenti che in barba alla crisi, al declino e alla disoccupazione continuano a godere di lustro e privilegio. I consumi tornano indietro di quasi 30anni e con essi cala il potere d’acquisto degli italiani che vedono il proprio reddito pro capite ridursi considerevolmente, fino addirittura a quasi il 5%. Numeri alla mano, secondo Rete Imprese in Italia, il reddito pro-capite nel 2012 è sceso a 17.337 euro dai 18.216 del 2011, ed è ancora destinato a contrarsi dal momento che le stime per il 2013 parlano di un ulteriore ridimensionamento che inchioda le stime intorno ai 16.955 euro. A gettare maggiore sconforto ci sono anche i numeri che affermano come l’unica cosa cresciuta in questo 2012 sia il numero delle imprese che abbassano la saracinesca. Anche in questo caso cifra allarmante, dove il calcolo tra le aziende nate e quelle scomparse nel corso del 2012, porta la somma a ben 100mila imprese chiuse.

Quali sono le contromisure rispetto ad una situazione così preoccupante? Come sempre nessuna, si snocciolano numeri preoccupanti, si analizzano situazioni gravi e prospettive pessime, ma le contromisure sono sempre quelle, vale a dire il nulla. E’ stato così quando son venuti fuori i numeri inerenti l’inflazione, ed anche quando l’INPS ha diramato la percentuale di disoccupati che ha raggiunto vette preoccupanti, o ancora quando vien fuori che in continua ascesa è il numero di coloro i quali hanno smesso di cercar lavoro, che si sono arresi alla vita e si son fatti trascinare in un vortice che tanto somiglia ad una forma di eutanasia sociale. Lo stesso accadrà oggi quando si parlerà di questi nuovi dati portati alla luce da Rete Impresa, dati che annoieranno sempre in tanti e preoccuperanno sempre troppo poco. Siamo in campagna elettorale d’altronde e non c’è tempo per occuparsi d’altro; più dei dati, delle previsioni e degli esperti, i cittadini dovrebbero preoccuparsi del fatto che, chi si impegna e si spende a fare promesse oggi, sono le stesse persone che promettevano dieci, quindi ed anche in alcuni casi venti anni fa. Sperare che qualcosa cambi è assolutamente lecito, ma  è doveroso ammettere che è alquanto difficile.

Francesco Lamanna

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