E’ morto il cardinale Martini

Carlo Maria Martini è morto all’Aloisianum, l’istituto filosofico dei gesuiti di Gallarate che era diventato la casa dell’arcivescovo emerito di Milano dal 2008

Il Papa, in un telegramma al cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola, «appresa con tristezza» la notizia della morte del cardinale Martini «dopo lunga infermità, vissuta con animo sereno e con fiducioso abbandono alla volontà del Signore, esprime la sua «profonda partecipazione al dolore» per la scomparsa «di questo caro fratello che ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa».

Benedetto XVI ne parlerà pubblicamente alla prima occasione probabilmente domenica all’Angelus. Il Pontefice ha seguito dal primo istante l’aggravarsi delle condizioni di salute ed è stato costantemente informato della lunga agonia del porporato biblista.

«Il nostro ultimo incontro è avvenuto dieci giorni fa. La commozione e la partecipazione suscitati dalla sua scomparsa superano la comunità dei credenti in senso stretto: è il segno che la sua missione evangelizzatrice ha funzionato», spiega a «Vatican Insider» il portavoce vaticano Padre Federico Lombardi a poche ore dalla morte del suo confratello gesuita Carlo Maria Martini. La salma del cardinale sarà esposta ai fedeli nel Duomo di Milano dalle 12 di sabato, fino al funerale che verrà celebrato alle 16.

«Adesso che, in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre, ci poniamo particolarmente il problema di come annunciare il vangelo nella società del nostro tempo, il modello di Martini ci è particolarmente prezioso – prosegue padre Lombardi -.Lo spirito del suo esempio offre un contributo molto importante per la tematica fondamentale della nuova evangelizzazione. Il cardinale è stato capace di parlare non solo ai credenti ma anche ai lontani dalla fede portando a tutti l’annuncio del Vangelo. La riflessione che ha saputo svolgere mi sembra estremamente rilevante. E l’immenso moto di partecipazione alla sua scomparsa testimonia che il suo ministero ha saputo raggiungere i più diversi settori sociali e culturali».

L’abbraccio con Benedetto XVI durante la Giornata mondiale delle famiglie è il sigillo del suo cammino di pastore. «L’incontro a Milano due mesi fa è stato un momento altamente significativo e la dimostrazione della continuità nel servizio pastorale dell’arcidiocesi, Martini era consapevole di essere arrivato al termine della sua vita e incontrare il Papa è stato per lui il dono e il riconoscimento più belli per il servizio svolto in tanti anni sulla cattedra di Sant’Ambrogio», puntualizza padre Lombardi.

E la scomparsa del vescovo conciliare per antonomasia Carlo Maria Martini coincide con l’apertura delle celebrazioni per il 5O° anniversario del Concilio Vaticano II. «Ieri mattina ha celebrato la sua ultima messa», racconta padre Cesare Bosatra, superiore del collegio Alosianeum. «Martini era sedato da ieri ed è morto alle 15.45, serenamente, nel sonno». Intanto, però, dopo l’annuncio della morte del cardinale , su Twitter l’hashtag #martini ha scalato posizioni fino a entrare nella topten degli argomenti più discussi. Ma oltre alle numerosissime testimonianze di cordoglio (un grande uomo fino alla fine, esempio di pensiero e dialogo per credenti e non. Hanno perso lo stampo di uomini così), a tenere banco è la notizia che il cardinale ha “rifiutato l’accanimento terapeutico” come ha detto il suo neurologo Gianni Pezzoli.

Il cardinale ha rifiutato l’inserimento di un sondino nasogastrico per l’alimentazione. Da quindici giorni «non poteva più deglutire», dunque era sostenuto solo da una idratazione parenterale. E che il neurologo del cardinale l’abbia voluto annunciare alla stampa suona come un messaggio in extremis, nell’Italia in cui il punto più discusso della cosiddetta legge sul fine vita è proprio l’obbligo all’alimentazione del paziente, considerata terapia cruciale.

La posizione del cardinale era nota e non stupisce: l’aveva espressa già nel 2007 nell’articolo “Io, Welby e la morte”, scritto poche settimane dopo la morte di Piergiorgio Welby, il malato terminale di distrofia muscolare che chiese la sospensione delle terapie. L’aveva ribadita nel suo ultimo libro “Credere e conoscere”, uscito per i tipi di Einaudi nel marzo scorso, invocando la ragionevolezza anche in tema di eutanasia: «Le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona».

Martini chiedeva che ogni caso venisse valutato a sé senza l’imposizione di norme generali. Il popolo di Twitter gli rende omaggio anche per questo, con qualche punta polemica, dai twitterologi famosi alla gente comune. Così Piero Sansonetti scrive «il no all’accanimento terapeutico di Martini sia un esempio per questa classe politica e per la chiesa». E altri commentano: «Almeno Martini sapeva che il medioevo è passato». «E’ di grandissima importanza in questo contesto distinguere tra eutanasia e astensione dall’accanimento terapeutico» puntualizza un’altra utente. E un altro: «Ma ora a Martini glielo fanno il funerale? Per me è del tutto irrilevante, però la famiglia Welby lo voleva, per esempio». Il tema viene battuto da molti: «Ora la Chiesa negherà i funerali cattolici al cardinale Martini perchè ha scelto di lasciarsi morire, giusto?» E Mikisugarfree: «Che la morte scelta dal cardinale Martini sia un esempio per i bigotti della prima e dell’ultim’ora».

 Fonte: vaticaninsider.lastampa.it

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