Da Miss Italia a Laura Boldrini: ecco come cambia l’immagine della donna nella società – e nella cultura – italiana

L’immagine della donna, in cultura e in società, è in continua evoluzione in un’Italia che inizia lentamente ad uscire dal provincialismo in cui la condizione insulare l’ha ahimè a lungo […]

L’immagine della donna, in cultura e in società, è in continua evoluzione in un’Italia che inizia lentamente ad uscire dal provincialismo in cui la condizione insulare l’ha ahimè a lungo relegata, e comincia a muovere i primi, timidi passi in Europa.

E, con il cambiare dei costumi, anche l’immagine della donna si evolve.
Sembra ieri quando, nel 1950, Sofia Scicolone, la futura Sofia Loren, veniva incoronata miss Eleganza nel concorso di bellezza più ambito del Paese, dando avvio a una sfilza di reginette che avrebbero sfilato sul palcoscenico di miss Italia e da lì avrebbero fatto carriera.

Sorridenti e schive, timide quanto basta; ovviamente belle.

L’ideale di donna che si afferma in quegli anni è quello della geisha formosa e remissiva, maliziosa ma non puttana, onesta senza essere santa. Intelligente? Sì, se proprio deve; ma poco importa. L’importante è che si mostri a suo agio in ogni situazione, che sappia stare in società, che parli poco e sorrida tanto.

Un’immagine, quella della donna anni ’50, che lascia aperte ben poche prospettive di carriera. Il ’68 cambierà molte cose, facendo irrompere la figura della ragazza dissoluta e irriverente, che sa quello che vuole e non ha bisogno dell’aiuto del maschio-tutore, e che fa a pezzi la figura della donna-angelo del focolare. Una ribellione estrema che porterà con sé una altrettanto estrema repressione, prima che la nuova immagine femminile veicolata dalle rivolte socio-politiche riesca a trovare il proprio equilibrio e a scalzare (ma in molti casi a convivere con) quella precedente.

La battaglia delle sessantottine non fu tanto per i diritti; a quello ci avevano pensato le mamme e le nonne suffragette; a motivarle fu piuttosto il bisogno di una liberazione che era essenzialmente culturale. La donna diventava libera di cambiare partner senza essere giudicata dalla famiglia e dagli amici, libera di indossare minigonne senza essere per forza considerata una ragazza facile; libera di prendersi del tempo da dedicare non soltanto alla cura della casa, ma anche alla cura di se stessa e del proprio corpo.

Libera di riscoprire insomma una propria femminilità, e di esserne orgogliosa e fiera.

Nasce (paradossalmente) dai retaggi del ‘68 il culto del corpo che si imporrà poi negli anni ’80, portato all’esasperazione dalla pubblicità, con il fiorire del mito dell’aerobica e della linea che contagia tutte, anche le casalinghe.

Un nuovo estremismo che porterà all’ennesima spaccatura nel modo di concepire e concepirsi della donna: da un lato quella che adesso, sebbene possa indossare ciò che vuole e sia libera di conservare nel cassetto le foto ritagliate dai settimanali femminili delle star di Hollywood, segreto modello cui aspirare, non è tanto più consapevole di se stessa di quanto non lo fosse sua madre trent’anni prima; dall’altro la donna che ha invece sfruttato l’ondata rivoluzionaria per cercare di ottenere, continuando a lottare in sordina, la tanto agognata parità.

È la donna che si lancerà in politica, in economia, in finanza. La donna che, costretta dalle circostanze, abbraccerà un modello androgino, ispirandosi agli uomini (non alle donne) che hanno fatto la storia. Di qui il fiorire di personalità, politiche ma non solo, dalla femminilità appena accennata, sminuita, talvolta addirittura coartata, messa da parte pudicamente in favore di un atteggiamento tipicamente maschile che viene universalmente riconosciuto come vincente.

È il tempo della fioritura di personaggi alla (esagerando) Rosi Bindi, tanto per intenderci, che trascurano il proprio essere donna per acquisire una reputazione paragonabile a quella degli uomini, insomma, per essere considerate persone serie.

Dall’altra parte, la femminilità taciuta dal prototipo di donna in carriera viene recuperata e portata all’esasperazione: diventa un’arma, tanto più potente quanto più è volgare. Sono gli anni delle pornostar e delle attrici prosperose (senza fare nomi). Gli anni Novanta dal bisturi facile, dalle tette giganti e dai labbroni a canotto.

E arriviamo così ai giorni nostri.

Oggi la donna sembra meno costretta a scegliere tra la propria femminilità e la carriera. Riesce addirittura a conciliare la famiglia e la scelta di avere dei figli con quella di entrare, per esempio, in politica. E soprattutto, la donna di potere ha smesso di fare l’intellettualoide trascurata nell’abbigliamento e nella cura del corpo. Consapevole delle proprie potenzialità, ha scelto un look sobrio e curato nei dettagli, che le conferisce l’aspetto chic-dimesso della potenziale bellona che però ha cose più importanti a cui pensare.

Basta guardare alla trasformazione che ha avuto negli anni Mara Carfagna. Che dimostra anche come oggi la carriera politica, per una donna, sia molto più ambita di quella da soubrette. Chi l’avrebbe mai detto dieci, vent’anni fa?

Non si può negare che in parte questo voltafaccia sia dovuto all’influenza del Cavaliere. Che, tra l’altro, conserva in fatto di donne l’antico gusto per le femmine procaci, appariscenti e super-truccate.

La donna è diventata aggressiva, una temibile vedova nera mangia uomini; il rapporto tra i sessi ne esce inevitabilmente sbilanciato (almeno rispetto a com’era fino a pochi anni fa, quando era il maschio a dettare legge). A meno che tu non abbia il potere di Berlusconi.

Un disequilibrio che, affiancato all’arretratezza culturale del maschio medio, potrebbe essere una delle cause dell’aumento degli episodi di violenza sulle donne e della nascita di una nuova figura, lo stalker, sbocciato nel corso dell’ultimo decennio, nella cui mentalità la relazione tra i due sessi si riduce ad una mera questione di possesso.

La donna-oggetto insomma non smette di spopolare, soprattutto tra le fasce meno acculturate della popolazione, incoraggiata dalla pubblicità e dai mass media che continuano a propinarci una immagine poco lusinghiera della donna.

Laura Boldrini, modello di femminilità impegnata, ne sta facendo una battaglia personale: dopo aver aggredito le scelte pubblicitarie e televisive che propongono impunemente ragazze seminude e soprattutto mute, la Boldrini si è anche congratulata con la decisione della Rai di sospendere il consueto appuntamento annuale con Miss Italia, che da questo 2013, dopo 67 edizioni, non sarà più trasmesso in tv.

Sofia Loren che sgambetta (massimo rispetto per la Loren, donna di grande cultura e degna di immensa stima) sul palco di Salsomaggiore Terme sembra adesso lontana anni luce.

G.G

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