Curvy is better: Vogue Italia ripropone le maggiorate

Copertina di Vogue Italia. Tre formose per il mese di giugno

Belle Vere. Bastano queste due parole sulla copertina di Vogue Italia per distruggere anni di fissazioni e passerelle con ragazze filiformi. Con questa iniziativa, sconvolgente per il mondo della moda, Franca Sozzani – direttore di uno dei mensili più quotati nell’ambiente – ha evidenziato il cambio di tendenza. Tre modelle morbide hanno posato in uno splendido bianco e nero. Tara Lynn, Candice Huffine e Robyn Lawley hanno sfoggiato un corpo in lingerie degno di scatto. Steven Maisel è l’artefice di questo capolavoro fotografico, ambientato in una lussuosa residenza di Los Angeles. Abbondanza di seno, gambe tornite, fianchi sinuosi. La donna mediterranea torna a “far danni”.

Da sempre la moda detta regole sbagliate sulla bellezza. Probabilmente non vedremo mai riuniti tutti i maggiori stilisti al mondo, ma qualcosa sta cambiando. Ci hanno abituati a vedere ragazze e ragazzi di 180 centimetri per 50 chili di peso. Le ossa visibili e le facce scavate. Per l’ambiente questo è il bello. Con questo “schiaffo”, Franca Sozzani ha voluto dimostrare che la taglia 36 o 38 non è sinonimo di benessere, né di bellezza. L’esuberanza delle forme non è peccato. È fascinosa, è sensuale, è l’idea con cui sono cresciute le nostre mamme. “Con questa copertina abbiamo voluto dare un altro segnale forte della nostra attenzione nei confronti di tutte quelle donne, e sono tantissime, che intendono la bellezza come qualcosa di molto più articolato e genuino rispetto a una mera questione di taglie“, spiega ancora il Direttore. “Sono sempre di più le lettrici che, anche sulle rivista di moda, vogliono veder rappresentato il mondo reale, fatto di persone non ossessionate dalla magrezza, ma capaci di accettare e rispettare il proprio corpo per come è nella sua naturalezza“.

Controtendenza importante per la società odierna in cui vige il dogma della magrezza ad ogni costo. Il motto dell’anoressia riecheggia tra le ragazze di tutte le età: “Non mangiare!” è l’unica frase per far leva sul proprio senso di colpa. Non a caso si dubita fortemente sull’effettiva riuscita della promozione pro forme. La propaganda persuasiva della magrezza dura da troppi anni e ha influenzato nel profondo diverse generazioni. Quest’ultime hanno avuto, dalla loro, l’appoggio dei siti pro anoressia, contro i quali il direttore di Vogue Italia si è battuta nel marzo di quest’anno. Il blog “Vogue.it against pro-anorexia websites” ha ottenuto un successo incredibile, ma è ancora poco.

I canoni sono troppi alti. Le donne “normali” si sentono inadeguate e, in alcuni casi limite, fallite per la forma fisica che non riescono a raggiungere. La ricerca della perfezione non può o deve esistere. Non dobbiamo dimenticare Isabelle Caro, modella devastata dalla malattia del corpo. A 28 anni si è spenta perché ha provato a combattere il suo disturbo alimentare troppo tardi. Ultima in ordine di tempo è una ragazzina di 16 anni di Treviso. Voleva sfilare sulla passerella dello spettacolo che chiude l’anno scolastico dell’istituto superiore di moda. Un peso imposto da un professore. La bilancia che non ha raggiunto l’obiettivo. Il sogno muore ancora prima di iniziare. Per il professore in questione, la ragazza era troppo grassa. Risultato? La sedicenne, imbottita di alcool, tenta il suicidio lungo il fiume Sile.

Si fa tanto per combattere l’anoressia e qualsiasi altro disturbo alimentare, come anche le tendenze strane – come la drunkoressia – provenienti da altri Paesi. Addirittura la moda prova a cambiare i suoi canoni per far sentire donne anche quelle che indossano una degna taglia 44. Già Elena Mirò aveva provato ad avviare la rivoluzione. Ma tutto questo non basta. Per quanto la moda venga seguita, la magrezza è diventato il canone di bellezza più diffuso al mondo. 

Roberta Santoro

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