Carlo Emilio Gadda: la vita dell’Ingegner Fantasia

Carlo Emilio Gadda in un'immagine giovanile degli anni Venti

Carlo Emilio Gadda in un’immagine giovanile degli anni Venti

Non è cosa nuova per me essere mal giudicato nella vita; riconosco in me difetti gravissimi, qualità negative: (ipersensibilità, timidezza, pigrizia, nevrastenia, distrazione fino al ridicolo). Ma troppo severi e troppo superficiali sono i giudizi che fanno di me anche molti che credono di conoscermi a fondo[…]ciò anche perché io sono essenzialmente infelice nel contegno e nell’espressione; l’unica espressione vivida e corretta, di cui posso rispondere, è l’espressione mediante il pensiero scritto[…]così nella vita mi occorse sovente, lo confesso a me medesimo, di passare per imbecille o per orgoglioso o per egoista o per pazzo: mentre ero distratto, timido, riservato, stanco.

Carlo Emilio Gadda, l’ingegner Fantasia, nasce a Milano il 14 novembre 1893. I primi anni vive in un clima di serenità e agiatezza: il padre acquista anche una villa in Brianza, a Longone. Quando Carlo ha solo quindici anni, però, il padre Francesco Ippolito muore e lascia la famiglia in difficoltà economiche a cui solo la moglie, l’ungherese Adele Lehr, riesce a porre in qualche modo rimedio con il suo lavoro. Dopo il diploma, nel 1912, Gadda vorrebbe assecondare le sue inclinazioni letterarie, ma la madre spinge lui e, successivamente, il fratello Enrico a iscriversi a Ingegneria, al Politecnico. Questo sarà uno dei più grandi rimpianti di Gadda: aver dovuto rinunciare agli studi umanistici, per una professione che non amerà mai. Il clima politico e sociale degli precedenti la guerra, non lascia indifferente il giovane Gadda che già il 27 marzo 1915, quando l’Italia non era ancora entrata in guerra, fa richiesta per entrare nella milizia territoriale. La chiamata, però, giunge solo il 1° giugno. Il giovane comincia a prestare servizio prima a Parma, poi ad Agosto nel V reggimento Alpini, a Edolo. Il 24 agosto dello stesso anno, comincia a redigere il primo dei sei (uno è ormai andato perso) quaderni che formeranno il Giornale di guerra e di prigionia. Nei suoi diari, Gadda appunta impressioni sulla guerra e osservazioni personali; si scaglia con ira contro gli alti comandi, ma anche contro gli italiani che sembrano condurre una guerra per noia, senza alcuna capacità. Carlo si sente solo a credere in quello che fa e questo lo sconforta. Promosso tenente, il 26 ottobre del 1917, però, partecipa alla disfatta di Caporetto ed è fatto prigioniero dai tedeschi. Sarà portato prima a Rastatt e poi a Celle-Lager, dove rimane fino al Dicembre 1918. In prigionia continua i suoi studi, grazie anche alla compagnia di persone come Betti e Tecchi, anch’essi futuri scrittori. Tornato a casa, nel gennaio 1919, Carlo riceve la notizia della morte dell’amatissimo fratello Enrico, avvenuta il 23 aprile 1918 in un incidente di volo. Sia nei diari che in alcune lettere agli amici, lo scrittore aveva più volte manifestato la volontà che la guerra prendesse lui e non il fratello, considerato un suo alter ego positivo, la parte migliore di sé. Questa notizia turberà molto il giovane che, da quel momento forse, non sarà più lo stesso. Nel 1920 Gadda ottiene la laurea in Ingegneria e comincia a lavorare in Sardegna, Lombardia, Belgio e Argentina. Nel 1921 si iscrive al partito fascista e, nel 1924  tenta un primo approccio con la narrativa, scrivendo Racconto italiano di ignoto del Novecento, rimasto un aborto. Sempre nel ‘24 si iscrive alla facoltà di Filosofia e dal 1925 è a Roma, dove lavora presso l’Ammonia Casale. La sua vita a Roma è caratterizzata dall’odissea di cambiare continuamente residenza: questa volubilità, che si rispecchia in tutti gli aspetti della sua vita, dovette spesso preoccupare anche lui. Nel periodo tra il 1928-1929, Gadda è costretto a ritirarsi dal lavoro a causa di una malattia allo stomaco, chiaro sintomo del dissidio esistenziale che stava vivendo come ingegnere poco convinto della sua professione e letterato molto convinto della sua vocazione. Prova, in questi quindici mesi di congedo, a votarsi a favore della letteratura, realizzando numerosi scritti di cui solo La Madonna dei filosofi sarà portata a termine. Anche la tesi di laurea su Leibnitz non fu completata e dopo poco dovette tornare alla professione di Ingegnere per mantenersi. La pubblicazione su Solaria (con cui collaborava dal 1926) de “La Madonna dei filosofi” , nel 1931,  aveva tuttavia contato qualcosa ai fini di una carriera alternativa: grazie alla notorietà che il libro gli aveva procurato, riesce a collaborare con l’ Ambrosiano, una delle riviste migliori di Italia, scrivendo sulla terza pagina. Solo nel 1940 la carriera come Ingegnere fu abbandonata e Gadda diventa, finalmente, uno scrittore di professione. Nel 1957 pubblica Quer pasticciaccio brutto de via Merulana e, nel 1963, La cognizione del dolore. La sua fama, allora, si diffonde in tutta la penisola. Non si legò mai a nessuna donna e, addirittura, si è vociferato di una sua presunta omosessualità di cui, se così fosse, dovette accorgersi solo in tarda età. Tra le ultime opere, nel 1967, Eros e Priapo, duro scritto sui miti del ventennio fascista con cui Gadda ebbe un rapporto complicato e doloroso. Muore a Roma nel 1973; dopo una vita di sofferenze e rinunce, si spegne da scrittore e non ingegnere e così sarà ricordato per sempre.

Emiliana Cristiano

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