Bin Laden: il mistero della morte


La foto che ha ingannato i media internazionali è che, a quanto pare, era in rete già da tre anni

Osama Bin Laden, definito negli ultimi dieci anni come lo “sceicco del terrore”, simbolo del terrorismo sinonimo di male assoluto, è stato ucciso domenica scorsa a Abbottabad, città pakistana nei pressi di Islamabad, dove il leader di al-Qaeda aveva trovato rifugio. A causarne la morte pare sia stata una pallottola alla testa: ad oggi non si sa ancora se a spararlo sia stato uno dei Navy SEALs o una delle sue guardie. A far sorgere il dubbio è il fatto che Bin Laden  fosse sempre scortato da due guardie del corpo che avevano l’ordine di sparare contro di lui ed ucciderlo qualora fossero stati circondati dai soldati nemici, per evitare che il leader di al-Qaeda venisse catturato e fatto prigioniero. L’operazione dei servizi speciali USA, prevista da tempo, non ha richiesto l’intervento dell’esercito pakistano; l’azione è stata messa appunto grazie alle informazioni di intelligence statunitensi. Il blitz è durato quaranta minuti durante i quali  sono stati uccise cinque persone: Bin Laden, uno dei suoi figli, una donna e due miliziani. Il corpo del terrorista, che in un primo momento doveva essere sepolto secondo il rito musulmano, è stato invece affidato alle acque dell’oceano, lanciato da una portaerei Carl Vinson, per volere degli americani, al fine di evitare di far erigere un santuario, possibile meta di pellegrinaggio per i jihadisti di tutto il mondo; ma anche perché paesi come il Pakistan  e l’Arabia Saudita non erano disposti ad accoglierne la salma.

Arriva dopo dieci anni di attesa la notizia del rintracciamento e dell’uccisione di Bin Laden, inserito nella lista dei most wanted sin da Giugno ’99, le cui ricerche si sono però intensificate solo dopo il tragico attentato alle Torri Gemelle, concentrandosi sulle montagne di Tora Bora. A darne l’annuncio un soddisfatto presidente Obama che ha dichiarato: “In notti come queste, possiamo dire a quelle famiglie che hanno perso i loro cari a causa del terrorismo di al-Qaeda: giustizia è stata fatta”. La notizia della morte del leader di al-Qaeda ha portato gioia soprattutto nelle strade americane, ma ha sollevato diversi dubbi: molti non credono nella sua morte, altri pensano che fosse già morto anni prima. E ad alimentare i dubbi vi sono prove contrastanti: nessuna prova filmata o fotografata vera, notizie false, la sepoltura in mare e le dichiarazioni rilasciate da Benazir Bhutto nel Novembre 2007, quando aveva praticamente sottinteso la morte di Bin Laden, pronunciando ai microfoni della tv Al Jazeera la frase “l’uomo che assassinò Osama Bin Laden”. Stranamente però, la notizia non ebbe seguito: nemmeno la Cia si occupò di confermare o smentire le dichiarazioni della Bhutto, uccisa poi il 27 Dicembre da un commando integralista.

I primi ad affermare che non ci siano sufficienti prove sulla morte di Osama Bin Laden sono stati i talebani afghani. E, in effetti, i dubbi sono ben giustificati se si considera che l’unica testimonianza della morte del leader di al-Qaeda sarebbe una fotografia clamorosamente ritoccata, girata su tutti i media del mondo: si tratta di un immagine di Osama del Settembre ’06, ritoccata con un programma di editing di immagini. Di filmati e fotografie relative al blitz dei Navi Seals e al rito funebre neanche l’ombra; l’agenzia Associated Press, sulla base di informazioni raccolte presso funzionari del Pentagono, ha affermato che a breve sarà reso pubblico un video del rito di sepoltura di Bin Laden, della durata di 40 minuti, e che le immagini non sono state ancora diffuse solo per ridurre il più possibile la reazione del mondo islamico. Si sa, infatti, che secondo l’Islam la sepoltura in mare non è contemplata e che per i musulmani essa ha un carattere di umiliazione.

 

Al centro l'immagine del prigioniero da cui sarebbe stato ricavato il fotomontaggio

Questo non fa che alimentare il dubbio sulla morte di Bin Laden, del quale non rimarrebbe alcuna traccia. A confermare la morte del terrorista ci sarebbe l’analisi del DNA, corrispondente, a quanto sembra, al 99,9%: ma, a ben guardare, questa notizia non fa che infittire il mistero, dato che, come è risaputo, occorrono molti più giorni per isolare e identificare un campione di DNA estratto da un cadavere. Ma, se la morte di Bin Laden resta un mistero, un rischio molto più concreto si profila all’orizzonte, nel caso in cui la notizia dovesse rivelarsi vera: quello degli attentati di ritorsione da parte di nuove cellule che potrebbero reagire alla notizia della morte del leader di al-Qaeda. Perché se il suo leader è morto, al-Qaeda è ancora viva e vegeta.

Simona Esposito

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