Batterio Killer tra accuse e smentite. E intanto il mercato crolla

Batterio killer: continuano le ricerche per trovare la fonte

Prodotti ortofrutticoli che vengono condannati e poi assolti come in un tribunale. Ma dov’è il batterio killer che ha già causato 23 morti (22 in Germania e 1 in Svezia) e ha contagiato migliaia di persone?  Una volta che i prodotti accusati vengono  “assolti”, chi è che ripaga del danno provocato da un falso allarme?
Il batterio non è nella partita di cetrioli dell’ Andalusia, e non è nei germogli di soia dell’ azienda del villaggio di Bienenbuettel, ma di fatto questi allarmismi incidono sul mercato. Il problema è che non parliamo solo di cetrioli, e non parliamo solo di Spagna, o di Germania. Il danno si è esteso a tutto il mercato orto frutticolo e a tutti i Paesi europei. In una sola settimana sono stati persi 200milioni di euro per il blocco delle esportazioni. Le aziende sono state paralizzate e il ministro dell’ agricoltura spagnolo Rosa Aguilar, ha richiesto una soluzione europea, dato che  i danni economici si fanno sentire in tutta Europa. Confagricoltura pretende più chiarezza per evitare ulteriori danni economici. Intanto la Russia ha chiuso le frontiere all’importazione di verdure e ortaggi da tutti i Paesi dell’Unione Europea. La preoccupazione per il batterio killer sta creando tensioni commerciali tra la Russia che ha vietato le importazioni di frutta e verdura e l’UE, che ha giudicato la decisione sproporzionata e inaccettabile.

Solo per l’Italia, Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti) ha calcolato danni per l’ammontare di 100 milioni di euro. Mosca ha vietato l’importazione di tutta la verdura fresca proveniente dai 27 paesi dell’Unione europea, chiudendo le frontiere all’importazione. I mercati esteri dimezzano i consumi di prodotti made in Italy.  Le vendite sono crollate in seguito all’epidemia e l’Italia ne ha risentito soprattutto per l’export.
Per quanto riguarda invece i consumi interni, i cittadini si “autodifendono” . È  stato riscontrato che i cittadini evitano di acquistare i prodotti di cui hanno sentito parlare nell’ambito dell’emergenza.  Nel momento in cui i cittadini non sanno dov’è il batterio attuano inevitabilmente misure di prevenzione.
Dice la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) : “L’Unione europea deve intervenire subito in maniera concreta a sostegno degli agricoltori pesantemente colpiti dall’emergenza del batterio E.Coli. La poca chiarezza che ha contraddistinto fin dall’ inizio tutta la vicenda, le misure adottate da alcuni paesi terzi (come la Russia, che ha bloccato l’import di ortofrutta europea), l’inevitabile psicosi che si è scatenata tra i consumatori hanno provocato danni ingenti”. E continua : “Solo nel nostro Paese gli effetti sono stati disastrosi. Tra lo stop dell’ export, l’annullamento di molti contratti, il fermo di prodotti alle dogane, la distruzione di tutto l ‘invenduto e il crollo dei consumi”.

Non è la prima volta che un allarme diventa allarmismo. Ricordiamo nel 2001 la sindrome della mucca pazza, con il crollo delle vendite di carne di manzo, e moltissimi animali abbattuti. In questo caso la psicosi continuò  per  molto tempo nonostante le rassicurazioni.  Nel 2003 ci fu l’ influenza aviaria, con i suoi 234 morti, nel 2009 in Messico l’influenza A H1 N1, detta anche influenza suina. Le ricerche sono in atto per far emergere la fonte del contagio. Non si escludono carni e latte. Ora l’attenzione va anche alle norme igienico-sanitarie, per evitare il diffondersi dell’epidemia.

Giuseppina De Angelis

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