Amore ai tempi della crisi: insoddisfazione e relazioni fallimentari

Lui parla attraverso i fatti, lei con le emozioni. Le differenze di genere

I rapporti, questi sconosciuti. Gli uomini e le donne delle ultime generazioni hanno un’incapacità innata ad avere relazioni fallimentari. Basta guardarsi un po’ in giro. Anche quelle coppie dove è tutto “rose e fiori” nascondono disequilibri da mettere in crisi un consulente matrimoniale. Se poi andiamo ad analizzare i singoli generi, c’è solo da alzare bandiera bianca.

Abbiamo parlato della paura d’amare che molte persone sviluppano. È una repulsione verso tutto ciò che comporta una condivisione, per quanto l’intero universo abbia bisogno di “sfogare” i propri pensieri. La valvola di sfogo esiste, anche perché non risulta difficile trovarla in un mondo bisognoso di contatto. Lei, però, non è nulla di più che una piacevole compagnia. Molti rivedranno le proprie ex frequentazioni in queste parole. Sì, perché non c’è alcun obbligo in questi tipi di rapporti. Né da un lato e né dall’altro, forse neanche del basilare rispetto. Oramai, però, sono quelli più in voga.

Marte e Venere rappresentano – da sempre – l’uomo e la donna nell’immaginario collettivo. Troppe le differenze che le donne proprio non vogliono accettare, troppi i compromessi che l’essere maschile non è in grado di sostenere. Tranne eccezioni documentabili, l’uomo è elementare. Tendenzialmente egoista, ha la realizzazione del sé come unico obiettivo primario. Non che non considerino il “noi”, ma hanno una diversa scala di priorità. L’uomo bada a ciò che possiede come metro di paragone con il suo genere; parla attraverso i fatti e non è portato a chiedere “scusa”. La donna, d’altro canto, nasce con un crescente istinto materno che, inevitabilmente, immette nei rapporti. Sono pronte al sacrificio, alla comprensione e alla sopportazione – aspettandosi lo stesso trattamento. Inoltre tratta il proprio uomo come un bambino a cui tante (troppe) mancanze vengono perdonate.  Il 90percento del sesso femminile sviluppa – non a caso – la sindrome della “crocerossina” o la sindrome di Samo, in cui l’amore per la “malattia” viene inteso anche sotto un profilo esistenziale.

Cosa fare? Accettare l’altro e smussare gli angoli (quando è possibile). Purtroppo ci sono varianti che molti libri o teorie non prendono in considerazione. Lo stato di insoddisfazione a causa della crisi che aleggia nell’aria sta provocando non pochi danni alle relazioni. La mancata soddisfazione sociale (e/o professionale) provoca uno stato di stress psicofisico che va ad alimentare una disparità tra i successi dei singoli componenti. Ravvisabile in esperienze a noi vicine, ecco che l’insicuro della coppia cerca (e nel 95percento dei tentativi ci riesce) di trasmettere la sua insoddisfazione nell’altro facendo leva sui piccoli/grandi complessi che chiunque si porta dietro dall’infanzia. L’altro prova a reagire, ma – se anello debole – soccombe alla volontà del primo che avrà  così rinvigorito il suo ego rinsecchito. Ci mancava solo la crisi del Paese per i rapporti di coppia.

Roberta Santoro

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