“Maggio dei Monumenti”: arte, cultura e qualche polemica

L’atrio della Stazione di Piazza Vanvitelli

Il mese di Maggio è agli sgoccioli e con esso volge al termine anche la XVII edizione del “Maggio dei Monumenti”, iniziativa del Comune di Napoli, che quest’anno, con il titolo Napoli SiFa Musica, SiFa Danza, SiFa Parole, ha dato ampio spazio alla scoperta del linguaggio universale della musica, con concerti di musica jazz, classica, blues e canzoni napoletane – tenutisi in chiese e realtà monumentali del centro storico – e di quello della danza, con performance che hanno vivacizzato strade, vicoli e piazze. Tra le iniziative, come ogni edizione, sono state previste anche le visite guidate gratuite di complessi monumentali, musei e luoghi di interesse storico-culturale.

Accanto ai più tradizionali luoghi dell’arte di Napoli, nelle domeniche 8, 15, 22 e 29 Maggio, turisti e curiosi sono stati accompagnati alla scoperta della metropolitana cittadina e di alcune delle “stazioni dell’arte” della linea 1, dai più meritevoli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli: Vanvitelli, Quattro Giornate, Salvator Rosa, Materdei, Museo, Dante e la neonata stazione Università, sono il risultato di un interessante progetto del Comune di Napoli, che ha reso attraenti luoghi di mobilità che altrimenti sarebbero rimasti soltanto dei non luoghi, posti in cui la gente è di passaggio, dove ci si incrocia nel prendere un treno. Grazie alle “stazioni dell’arte”, luoghi vivaci ma senza vita, nei quali si corre senza guardarsi intorno, diventano oggi punti di incontro e relazione, da visitare con altri come se ci si trovasse all’interno di un museo. Tra l’altro è proprio di musei in miniatura che parliamo: il metrò dell’arte mira, infatti, a promuovere la conoscenza dell’arte contemporanea, con un totale di oltre 180 opere di 90 tra i più prestigiosi autori contemporanei, poste all’interno e all’esterno delle stazioni, la cui stessa realizzazione è stata affidata ad architetti di fama internazionale.
La metropolitana, dunque, oltre a rappresentare una rete di collegamento fondamentale per la città, soprattutto per le periferie da sempre isolate, è stata trasformata in un luogo intriso di arte, in cui ammirare e vivere la cultura della nostra epoca.

La stessa presenza di una stazione metropolitana ha già rappresentato, in alcune zone della città, una vera e propria operazione di riqualificazione del tessuto urbano; è significativo, poi, che, attraverso l’arte, sia stato possibile, portare turisti laddove prima c’erano solo piazze e vicoli poco frequentati anche dagli stessi cittadini napoletani. Salvator Rosa, Materdei non sono forse stati finora tra i quartieri più visitati da turisti, tuttavia diventano punto di interesse artistico e culturale in virtù della presenza del metrò dell’arte.
L’idea potrebbe, allora, avere un forte impatto socio-culturale, tuttavia, quando è stata  realizzata, molte stazioni della tratta Piscinola – Vanvitelli, risultavano già complete da tempo e niente affatto artistiche. In alcuni casi, come per la stazione di piazza Vanvitelli, centro pulsante del Vomero, sono state apportate modifiche rilevanti, al punto da poter oggi annoverare questa stazione tra quelle da visitare per il “Maggio dei Monumenti”; per quanto riguarda, invece, altre, di certo più periferiche, ma non meno frequentate stazioni – ad esempio, quelle del Policlinico, di Colli Aminei, di Chiaiano e Piscinola-Scampia – non è stato redatto alcun progetto culturale, infatti risultano anonime ed identiche nell’aspetto, del tutto prive di senso artistico, specchio di un’architettura ormai poco recente e forse un po’ fuori moda. Proprio per promuovere la riqualificazione, la bellezza dell’arte e la cultura, alcuni energici cittadini di Scampia hanno proposto alle Istituzioni di dotare di un arredo artistico anche la stazione del proprio territorio, quella di Piscinola-Scampia: l’iniziativa prevedeva di utilizzare lo splendido lavoro di Felice Pignataro, artista del territorio scomparso nel 2004.

Ho incontrato Aldo Bifulco, membro attivo del Circolo “La Gru” (sezione di Scampia di Legambiente), che di questo progetto è stato grande promotore insieme al GRIDAS (Gruppo Risveglio Dal Sonno, fondato da Felice nel 1981) e alle associazioni di volontariato del quartiere; a lui ho chiesto di raccontarmi un po’ di questa esperienza.
“L’idea nacque contemporaneamente in Circoscrizione, per opera del giovane consigliere Luca Marino, e all’interno del Coordinamento “Piazziamoci”. Ci sembrava – racconta Aldo – di rispettare pienamente il pensiero di Felice nei confronti dell’arte e del sociale: per lui l’arte nasceva all’interno della società, con il coinvolgimento popolare, e non doveva essere chiusa in un “museo”, frequentato (anche a pagamento) solo da poca gente e spesso solo da alcuni strati sociali. L’arte di Felice, ovviamente, aveva anche un valore di testimonianza e di denuncia sociale, allo scopo di “risvegliare le coscienze” per acquisire consapevolezza della propria dignità e ritrovare la voglia di lottare per una liberazione individuale e collettiva. Queste opere messe in un luogo pubblico, all’aperto, permetterebbero alla gente che passa in continuità di riconoscere la propria storia, la storia del proprio territorio, di riflettere, ritrovare il valore di certi messaggi, e forse la spinta a riprendere in mano il proprio destino, trovare degli alleati, dei compagni di viaggio”.

Insomma, la vostra proposta potrebbe valorizzare in modo significativo la stazione della metropolitana di Piscinola-Scampia, senza incidere con oneri eccessivi sui bilanci comunali – a differenza dei progetti relativi alle stazioni dell’arte attualmente esistenti – e, nel contempo, essere espressione di cittadinanza attiva e partecipazione alla vita del territorio, dato che l’idea è partita completamente “dal basso”. Come avete agito per promuovere il vostro bellissimo progetto?
“Decidemmo di agire tramite una petizione popolare affinché fosse possibile inserire le opere di Felice all’interno della stazione: in poco tempo raccogliemmo un migliaio di firme che ci sembravano più che sufficienti per avviare l’interlocuzione. Accompagnammo questa fase con alcune lettere ai giornali, articoli su riviste, in particolare su Fuga di notizie, il giornale del territorio, e su Fuoricentroscampia, il periodico on-line del quartiere. L’ipotesi fu accolta anche da alcune frange della politica: il malloppo delle firme raccolte fu portato alla Municipalità 8 (istituzione interessata, che ha accompagnato le fasi burocratiche del percorso, soprattutto per opera dell’Assessore alla Cultura Maria De Marco, con periodiche sollecitazioni nei confronti del Comune e della Regione); inoltre è stato consegnato al Comune, alla Provincia, alla Regione e alla direzione di Metronapoli.”

Eppure, inspiegabilmente, la stazione di Piscinola-Scampia è ancora tristemente spoglia… Che fine ha fatto la vostra richiesta?
“Ebbene… mentre di Felice si parlava attraverso articoli, libri, documentari e film….e mentre le immagini dei murales da lui creati a Scampia venivano utilizzate dalle stesse Istituzioni locali per manifesti, locandine e agende…sulla petizione piombò un silenzio inspiegabile. Aspettammo qualche anno (i tempi della politica sono sempre lenti, ci dicevamo!), ma niente. Bussammo ancora ad alcune porte, scrivemmo ai giornali, ma il silenzio continuava a divorare le nostre aspettative e le nostre speranze. Finalmente l’anno scorso, anche per l’interesse congiunto di alcuni nostri amici presenti nel Comune, fummo chiamati ad un incontro con il Vice Sindaco che non conosceva nemmeno Felice, ma accolse con discreto interesse l’ipotesi avanzata, anche perché gli sembrava fattibile e poco onerosa. Ci rimandò alle altre propaggini della macchina amministrativa… cominciò un lungo viatico con Uffici tecnici, Amministrazioni varie, facemmo vari sopralluoghi alla Metropolitana, il gruppo di lavoro (formato essenzialmente dalla famiglia Pignataro) cominciò ad elaborare il progetto. Arrivammo, infine, all’incontro decisivo con il progettista della Metronapoli che promise che nel giro di una settimana si sarebbe passati alla fase operativa. C’era un’aria di speranza, quasi di euforia, eppure da allora sono passate molte settimane e forse il progetto è stato nuovamente oscurato da eventi locali e nazionali che hanno assorbito la politica.”

In pratica, non si sa come andrà a finire! Tuttavia pensate di andare avanti…
“Ovviamente non intendiamo mollare, magari anche contando sulla freschezza e sulla forza delle giovani realtà che in questi anni si sono affacciate sulla scena di Scampia”.

Sara Di Somma

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